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Modena. Contributi a famiglie bisognose: dubbi di Cgil, Cisl e Uil su bando onlus

10 febbraio 2016. Forti dubbi sulle finalità di un “avviso per la concessione di contributi alle famiglie in difficoltà”, diffuso da qualche settimana in tutto il territorio regionale attraverso volantini e Internet. A sollevarli sono Cgil, Cisl e Uil di Modena, secondo le quali dietro l’iniziativa, lanciata dall’associazione Solidus onlus di Modena, potrebbe in realtà nascondersi un’operazione di marketing volta ad aumentare il numero di pratiche fiscali e di fatturato di altri soggetti. È proprio il fatto che la sede legale della onlus si trovi presso un Caf ad aver destato i sospetti dei sindacati, che sollecitano un controllo alle autorità preposte. «Nel suo avviso Solidus afferma di voler concedere contributi mensili, variabili da 100 a 300 euro, e buoni spesa alle famiglie bisognose. Per presentare la domanda – spiegano Cgil, Cisl e Uil – bisogna compilare un modulo e corredarlo di Isee valida. In questi giorni diversi cittadini, soprattutto stranieri, si sono rivolti alle nostre sedi sindacali e a quelli dei nostri Caf per farsi assistere nella compilazione del modulo e dell’Isee. È stato così che abbiamo cominciato ad avere qualche dubbio e a cercare di vederci chiaro, ma abbiamo riscontrato perlomeno poca trasparenza». Ai sindacati pare strano, per esempio, che l’avviso non indichi la cifra complessiva disponibile; inoltre sull’avviso si legge che “il numero di contributi erogabili è strettamente legato al finanziamento dell’iniziativa da parte di enti e associazioni”. «Cosa significa? Che senza finanziamenti esterni non saranno erogati contributi? – chiedono Cgil, Cisl e Uil – L’avviso, tra l’altro, dice che le domande devono necessariamente essere presentate presso le sedi dell’associazione che, guarda caso, sono le stesse del sindacato autonomo Fna e del suo Caf, presente a Modena (cinque uffici), Bologna, Parma, Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia. Anche se probabilmente l’avviso in questione non viola alcuna normativa, critichiamo il fatto che, se dimostrato, qualcuno usi la povertà delle famiglie – concludono Cgil, Cisl e Uil – a sostegno di un’attività commerciale come quella dei Caf».

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