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Puglia. 8000 lavoratori del settore olivicolo del Salento a rischio occupazione

Pubblicato il 22 Giu, 2015

Lecce, 22 Giugno 2015 . “Prevediamo che il fenomeno patogeno della xylella fastidiosa in provincia di Lecce determinerà una riduzione di circa 650.000 giornate di lavoro, pari a 2/3 delle giornate che mediamente sono necessarie ogni anno per la coltivazione nel settore olivicolo e coinvolge circa 8.000 addetti (su un totale di 22 mila braccianti agricoli presenti a Lecce e provincia) nella fase di raccolta e nell’attività di molitura. Ciò desta particolare preoccupazione in quanto oltre al reddito da lavoro verrà a mancare anche il reddito riveniente dalle prestazioni previdenziali, tutto ciò inserito in un settore fortemente caratterizzato da rapporti di lavoro avventizi”.
È quanto hanno dichiarato i segretari territoriali Salvatore Greco, Antonio Gagliardi e Mauro Fioretti rispettivamente della Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil di Lecce durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la sala conferenze in via Merine, 33 a Lecce alla quale hanno preso parte anche i segretari regionali Paolo Frascella, Fai Cisl Puglia e Basilicata, Giuseppe Deleonardis, Flai Cgil Puglia e Pietro Buongiono, Uila Uil Puglia e quelli nazionali Stefano Faiotto, Fai Cisl, Enrica Mammucari, Uila Uil e Davide Fiatti del Dipartimento agricoltura e Pesca della Flai Cgil. I sindacati che rappresentano e tutelano i lavoratori agricoli, hanno voluto richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei rappresentanti politici sui danni materiali ed economici che hanno subito i lavoratori del comparto olivicolo presenti in Salento a causa della Xylella fastidiosa che sono stati esclusi dalle provvidenze destiante esclusivamente alle aziende con il decreto Legge 51 in fase di conversione.
I sindacati denunciano la mancanza di attenzione e il diverso trattamento da parte del Governo tra le misure adottate per le aziende e la mancanza di interessamento per i lavoratori dipendenti ed in particolare rendono note le proposte presentate nei mesi scorsi alla Camera e respinte.
Le proposte dei sindacati di categoria, si articolano su quattro punti di intervento straordinario, derogatori e aggiuntivi rispetto alla legge 223/91 e alle misure ordinarie in caso di calamità: per gli operai a tempo determinato: i sindacati chiedono il riconoscimento delle giornate dell’anno precedente esteso al 2013, se più favorevole rispetto al 2014; il superamento del vincolo delle 5 giornate lavorate nell’anno, quale requisito per accedere ai benefici previdenziali; la pluriannualità dell’intervento, considerando che ripercussioni negative si avranno anche negli anni successivi al 2015. Per gli operai a tempo indeterminato le organizzazioni sindacali chiedono, invece, intervento della Cisoa per le aziende colpite dalla Xylella fastidiosa che in tal caso deve assumere carattere di straordinarietà.
Attualmente il decreto legge 51 del 5 maggio 2015 (decreto misure xylella) è in fase di approvazione e il 7 luglio 2015 diverrà legge. Gli emendamenti , presentati in fase di discussione alla Camera, in cui erano contenute le nostre richieste sono stati ritirati o respinti a seguito di parere sfavorevole da parte del Ministero del lavoro. A questo punto è possibile intervenire, nel corso della discussione al Senato, esclusivamente attraverso il relatore del disegno di legge o il Governo. “Apprezziamo l’impegno profuso dai parlamentari salentini – hanno dichiarato i segretari Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil di Lecce – che hanno sostenuto le richieste dei coltivatori e hanno determinato lo stanziamento di importanti risorse economiche (21 milioni di euro) per sostenere le aziende colpite dal batterio, restiamo fortemente critici per il mancato riconoscimento di interventi economici e normativi a sostegno del lavoro dipendente. Auspichiamo la stessa determinazione per sostenere le richieste dei braccianti agricoli della provincia di Lecce e speriamo che in queste ore Governo, forze politiche e Parlamento sappiano colmare, con responsabilità e sensibilità, questa carenza nel rispetto e nella dignità che il lavoro dipendente agricolo merita”. “In una visione più ampia e di prospettiva – concludono le organizzazioni sindacali – riteniamo indispensabile l’introduzione di elementi di premialità attraverso il finanziamento regionale o nazionale (PSR o piano olivicolo nazionale) a condizione che l’intervento stesso preveda un utilizzo di manodopera riconosciuta colpita, dalla perdita di lavoro. Al fine di omogeneizzare e indirizzare proposte e interventi, si rende necessario l’apertura di un tavolo interministeriale tra i Ministeri delle Politiche Agricole e Forestali ed il Ministero del Lavoro”.

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