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Emilia Romagna. Povertà: Cgil, Cisl e Uil chiedono urgenti provvedimenti di sostegno alle famiglie

Modena, 27 giugno 2016.  Partano in fretta gli strumenti di contrasto alla povertà e si rafforzi anche da parte dei Comuni la spesa a sostegno delle nuove povertà, a partire dai prossimi assestamenti del bilancio 2016. Lo chiedono Cgil, Cisl e Uil dopo i dati diffusi dal Comune di Modena sull’aumento del 25 per cento degli accessi ai servizi sociali. «Questi dati evidenziano un fenomeno reale che denunciamo da tempo: il crescente aumento della povertà e disuguaglianze – dichiarano Tamara Calzolari (Cgil Modena), Andrea Sirianni (Cisl Emilia Centrale) e Luigi Tollari (Uil Modena e Reggio Emilia) – Questo fenomeno, che mette a rischio la coesione sociale di tutta la nostra comunità, si è aggravato anche a causa di alcuni fattori, come il venir meno del Fondo affitti nazionale e il ritardo nella partenza degli strumenti nazionale e regionale di contrasto alla povertà (Sia e Res), ovvero borse lavoro, social card, reddito di inclusione sociale». Per i sindacati si è determinato nel 2016 un forte ammanco di risorse a sostegno delle famiglie fragili. Invece proprio l’insieme degli strumenti nazionali, regionali e comunali deve poter fornire ai cittadini quel mix di contributi economici e servizi sociali che possano sostenere le persone in difficoltà e aiutarle a uscire da una situazione di sofferenza e di esclusione sociale. Cgil, Cisl e Uil segnalano da tempo, anche attraverso la presenza nei luoghi di lavoro e tramite i servizi a domanda individuale, che la povertà è diventata non solo economica, ma anche relazionale. C’è poi un ulteriore aspetto da sottolineare: spesso è in difficoltà anche chi un lavoro ce l’ha. La crisi, infatti, ha prodotto non solo un arretramento degli occupati, ma anche coloro che in qualche maniera risultano occupati spesso non riescono ad arrivare a fine mese. «Frequentemente l’occupazione è precaria e copre poche ore settimanali, come rileva il boom dell’uso dei voucher che vengono utilizzati per retribuire un lavoro povero e al limite del lavoro nero – affermano Calzolari, Sirianni e Tollari – Capita, infatti, che si abusi nell’utilizzo di questo strumento per dare una copertura di regolarità al lavoratore, ma che vengano retribuite molte meno ore di quelle effettivamente effettuate, o comunque per un valore orario molto inferiore a quello che spetterebbe contrattualmente. Non a caso il dato sulle ispezioni degli organi preposti ha rivelato l’aumento delle irregolarità rilevate nelle aziende, ponendo Modena al secondo posto in regione, con il 52 per cento di aziende irregolari sul totale delle imprese controllate nel 2015. Questi dati evidenziano fenomeni di lavoro nero, caporalato e irregolarità in tema di sicurezza. In linea anche con i contenuti del Patto per la Crescita che abbiamo firmato a Modena, è necessario~quindi un ulteriore sforzo congiunto di tutta la società e delle istituzioni affinché – concludono Cgil, Cisl e Uil – il tema delle disuguaglianze e del lavoro vengano davvero messi al centro delle scelte politiche».

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