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Sardegna. SVIMEZ d’accordo con il sindacato: investimenti nelle infrastrutture per rendere attrattiva la regione

27 giugno 2016. La Sardegna non è una regione attrattiva per le imprese. Nella graduatoria nazionale delle attrattività la nostra isola occupa il penultimo posto, precede, infatti, la Calabria che con il punteggio di 1,73 si trova in fondo alla classifica. La prima posizione è della Lombardia con un punteggio superiore a 4 su 5; seguita da Emilia Romagna (3,92), Ve-neto (3,86), Piemonte (3,58), Toscana (3,37) e Trentino Alto Adige (3,34). Abruzzo (2,59) e Puglia (2,47) sono in testa alle regioni del Sud. La Sardegna si ferma a 1,88. E’ questo il dato sconfortante emerso dalla ricerca su “L’attrattivita percepita di regioni e province del Mezzogiorno per gli investimenti produttivi” di Dario Musolino, pubbli-cato sull’ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della Svimez, diretto da Riccardo Padovani ed edito da Il Mulino. Lo studio, condotto su un campione di 225 imprese con sede in Italia, di diversi settori merceologici e almeno 20 addetti, vuole analizzare in quali regioni e province italiane gli imprenditori preferiscono insediare un’azienda, e per quali motivi. L’analisi è stata condotta attraverso la somministrazione di un questionario, in cui era richiesto di asse-gnare a regioni e province punteggi compresi tra 1 (molto sfavorevole) a 5 (molto favo-revole). In Sardegna la forbice dell’attrattività è compresa tra l’1,89 di Cagliari e l’1,84 di Carbonia-Iglesias. La Cisl sarda da tempo sollecita la Regione sarda a compiere uno sforzo straordinario per l’infrastrutturazione del sistema Sardegna: viabilità, trasporti, opere pubbliche, ban-da larga, etc, strutture che hanno il vantaggio di creare occupazione immediata e, quin-di, di attenuare la disoccupazione, ma anche di creare le premesse per un lavoro duratu-ro. Politiche di investimento in infrastrutture di trasporto, politiche industriali e campagne specifiche di comunicazione sull’area sono, anche secondo lo studio, “gli strumenti ne-cessari ad aggredire la scarsa attrattività del Sud”. In particolare, servono azioni nel tra-sporto ferroviario, nella portualità, nell’intermodalità e nelle piattaforme logistiche” sia per potenziare l’accessibilità del Sud dall’esterno che favorire la mobilità interna inte-grando a sistema le reti di trasporto meridionali. Per impedire la desertificazione industriale servono misure a sostegno delle imprese e azioni specifiche anticriminalità. Inoltre, conclude lo studio, sono necessarie “strategie di comunicazione e promozione, a livello centrale e locale, che consentano di scardinare la cappa mediatica che oggi tende a mettere tutto il Sud sotto un unico cappello”.

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