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Reggio Emilia. Sindacati a Governo: Abbiamo bisogno di riforme che potenzino le Camere di Commercio

Pubblicato il 28 Lug, 2016

 

Reggio Emilia, 28 luglio 2016. La riforma delle Camere di Commercio che il Governo vuole chiudere in questi giorni estivi, è un danno per le imprese italiane, per i professionisti e per i lavoratori delle Camere, che dispongono di professionalità uniche nel sistema della pubblica amministrazione italiana.
Questo è quanto sottolineiamo con forza.
In un periodo storico-economico in cui è necessario potenziare gli strumenti a supporto del mondo del lavoro, e quindi potenziare le Camere di Commercio, il Governo vuole ridurle a enti burocratici che non saranno più in grado di offrire servizi moderni alle aziende italiane. Ma la strada di riforma della pubblica amministrazione deve essere lastricata di innovazione, non di riduzione delle Camere di Commercio, dei servizi alle imprese, dei dipendenti.

Per far ripartire il sistema imprenditoriale italiano, le Camere di Commercio vanno rafforzate, con servizi nuovi e innovativi, che vadano a sommarsi ai servizi attualmente esistenti.
Ricordiamo che solo nel 2015, nonostante il taglio del diritto camerale, sono stati investiti a Reggio Emilia 6 milioni di euro, di questi 1,8 destinati all’innovazione tecnologica, 700 mila euro alla ricerca e sviluppo, 850 mila al credito alle imprese – che tutt’ora rappresenta una delle grandi emergenze delle imprese -, 300 mila alle start up e 200 mila euro all’attrazione di investimenti sul territorio. L’adesione ai bandi è stata anche per il 2015 molto importante, segno dell’apprezzamento delle imprese reggiane per questi strumenti. Ad esempio sono ben 51 sono le imprese che si sono avvalse dei finanziamenti per l’avvio della propria attività. Rispetto l’internazionalizzazione ricordiamo solo che ben 1 milione di euro è stato stanziato per far partecipare le imprese a fiere all’estero e quest’anno 450mila euro sono stati utilizzati per sostenere le imprese reggiane impegnate ad Expo: ben 107 aziende del settore enogastronomico sono state interessate, pari a un terzo di tutte le aziende emiliano romagnole coinvolte da analoga misura.
Le imprese non ci chiedono altro che celerità e innovazione.
Per questi motivi chiediamo al Governo e a tutti i parlamentari di Reggio che incontreremo nei prossimi giorni (domani vedremo la senatrice Mussini e una delegazione dei Parlamentari del Pd) e alle forze politiche che hanno a cuore il futuro delle imprese italiane, di modificare subito il decreto di riforma che passerà in Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni.
Tale decreto non crea altro che disservizi al sistema imprenditoriale, e chiediamo di riscriverlo, focalizzando su innovazione, ampliamento di servizi, mantenimento del personale e delle sedi territoriali, innovazione. L’attuale bozza, invece, è sostanzialmente identica alla bozza che circolava a gennaio scorso: uno schema di riforma penalizzante per ogni soggetto del sistema economico.

Le aziende vogliono una pubblica amministrazione come loro, non enti burocratici. E per questo è necessario che tutto miri all’offerta di servizi di qualità. Per fare questo occorre mantenere e rafforzare il personale esistente, occorre mantenere le Unioni Regionali, occorre mantenere le aziende speciali e le sedi secondarie, perché sono tutti aspetti e componenti di un’unica realtà: il sistema delle Camere di Commercio, che per funzionare a livelli ottimali necessita di ogni parte del suo corpo.
Gli imprenditori, come evidenziano ripetute indagini e testimonianze , hanno trovato nel sistema camerale (presente in ciascuna provincia e quindi vicino al proprio territorio) e nella professionalità dei suoi lavoratori, competenza, onestà e imparzialità, e apprezzati servizi a titolo gratuito o con un costo molto inferiore a quello di mercato.
Con questa riforma in atto, i servizi che le Camere non fornirebbero più alle imprese, da subito, sarebbero questi:
• certificati d’origine
• carnet ATA
• contributi e finanziamenti alle imprese, per fiere o eventi per il sistema turistico locale o la promozione dei prodotti tipici
• sostegno all’internazionalizzazione
• supporto alle pmi per l’accesso al credito, tramite servizi di microcredito o sostegno ai consorzi garanzia fidi (confidi)
• corsi di formazione alla nuova imprenditoria e imprenditoria femminile
• organizzazione di convegni e seminari gratuiti su tematiche di interesse per le imprese o i professionisti (novità normative, gestione di impresa, argomenti specifici per ciascun settore economico)
• supporto alle imprese per l’innovazione e la digitalizzazione consulenza per la fatturazione elettronica
• consulenza per deposito marchi e brevetti
• pubblicazione di dati e studi sull’economia locale, sui trend economici e approfondimenti sui vari settori economici

Le Camere di Commercio, quindi, non vanno ridotte, nel numero, nelle sedi, nel personale, nelle funzioni, ma vanno invece potenziate, mantenendo sedi e personale e attribuendo loro servizi nuovi e aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti, per farne il fulcro della ripresa economica del Paese.
Questo è quanto deve passare nel Consiglio dei Ministri, questo è quanto chiediamo

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