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Toscana. Panificazione: Rinnovo contratto non più rinviabile

Pubblicato il 20 Ott, 2016

Toscana, 20 ottobre 2016. Dopo oltre ventuno mesi di vacanza contrattuale e dopo numerosi incontri per il rinnovo del CCNL panificazione (artigianale e industriale) si è confermato lo stato di agitazione di tutto il settore, con 8 ore di sciopero già effettuate il 15 ottobre mentre continua l’informazione straordinaria nelle principali città della Toscana, al fine di sbloccare la fase di stallo delle trattative ed arrivare quanto prima ad un rinnovo del contratto che possa migliorare le condizioni di lavoro di circa 80.000 lavoratori e lavoratrici del settore. Per mesi invece, Federpanificatori e Fiesa hanno continuato ad avanzare l’assurda pretesa di destrutturare il sistema di contrattazione condiviso dalle parti, negando ogni disponibilità a riconoscere aumenti contrattuali sui minimi tabellari nazionali. In sede negoziale, le controparti hanno più volte ribadito di voler differenziare il salario su base territoriale, introducendo un principio che la delegazione trattante di Fai, Flai e Uila ha sin dal primo momento definito discriminatorio e inaccettabile. Il rinnovo del contratto di lavoro non è più rinviabile, a tutela di decenti condizioni di lavoro che sono elementi essenziali per la qualità delle produzioni e del pane”, dicono i Sindacati. Fai, Flai e Uila hanno più volte invitato le controparti (Fiesa e Federpanificatori) a dare luogo ad un rinnovo del CCNL in linea con la piattaforma unitaria promossa da Cgil, Cisl e Uil sul modello contrattuale, nonché in continuità con i rinnovi recentemente sottoscritti nel settore alimentare. Per mesi, invece, Federpanificatori e Fiesa hanno continuato ad avanzare l’assurda pretesa di destrutturare il sistema di contrattazione condiviso dalle parti, negando ogni disponibilità a riconoscere aumenti contrattuali sui minimi tabellari nazionali. Invece, in sede negoziale, le controparti hanno più volte ribadito di voler differenziare il salario su base territoriale, introducendo un principio che la delegazione trattante di Fai, Flai e Uila ha sin dal primo momento definito discriminatorio e inaccettabile.

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