1. CISL
  2. /
  3. Notizie
  4. /
  5. Notizie > Contrattazione
  6. /
  7. Dati Ocsel: nel primo...

Dati Ocsel: nel primo semestre 2015 il salario è stato al centro del 30% dei contratti di 2°livello

Pubblicato il 4 Nov, 2015

In questo clima di incertezza fare previsioni e proiezioni per il futuro (anche prossimo) è pura incoscienza. Quello che la Cisl rileva, guardando i primi dati della contrattazione del primo semestre 2015 contenuti nel  report Ocsel,  è che,  dopo sette anni di crisi – pesante e lunga come non mai-,  i segnali di ripresa – timidi ed altalenanti – sembrano riflettersi anche sull’andamento della contrattazione di secondo livello. Ci riferiamo in questo caso a evidenze più di segno qualitativo che quantitativo, non solo perché il numero degli accordi considerato è ancora troppo esiguo e limitato al primo semestre, ma anche perché l’anno in corso è in diversi settori contrattualmente rappresentativi più focalizzato sulla contrattazione nazionale (rinnovi dei ccnl in corso) che su quella di secondo livello.

Il dato complessivo di produzione contrattuale di secondo livello nel 2015 è, infatti, basso ed addirittura in calo rispetto all’anno precedente. Il caso più evidente riguarda la riduzione della forbice tra gli accordi che trattano di crisi e quelli che trattano di salario: il tema della crisi scende di ben 17 punti percentuali rispetto all’anno precedente e quello del salario sale di 16.
Ma il dato di maggior valenza qualitativa e, speriamo, di tendenza è che salgono i temi della regolazione dell’orario di lavoro (+ 10%), i diritti di informazione e consultazione, l’organizzazione del lavoro, il welfare e, anche, sia pure in misura inferiore i temi del mercato del lavoro, della formazione e dell’inquadramento professionale.
Si riconfigura, quindi, una complessità tematica dell’approccio contrattuale e tra i temi più gettonati spiccano quelli che in qualche modo possono “fare futuro” per una contrattazione orientata alla competitività attraverso la valorizzazione del lavoro: in primis l’accoppiata organizzazione del lavoro in chiave innovativa e welfare in termini non solo di vantaggio sociale ma di benessere organizzativo in azienda e, quindi, fattore di produttività.
Non c’è dubbio che la teoria dei cento fiori ha un suo fascino ma, se vogliamo che le relazioni industriali diventino veramente un fattore importante per la ripresa economica e sociale del paese, dobbiamo passare dai casi di eccellenza contrattuale a una prassi diffusa che estenda l’approccio virtuoso alla contrattazione nelle gran parte delle aziende e dei territori.
Sicuramente un accordo interconfederale su un nuovo modello contrattuale orientato in questa direzione potrebbe dare una spinta giusta, unitamente ad un’azione del governo più orientata a sostenere questo tipo di contrattazione (come ad esempio nel ripristino dell’agevolazione fiscale per il salario prevista nella legge di stabilità ed estesa al welfare contrattuale).

 

Allegati a questo articolo

Condividi