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Presentazione del “Rapporto Svimez 2015″ sull’economia del Mezzogiorno

Pubblicato il 27 Ott, 2015

La Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), ha presentato alla Camera dei deputati il consueto rapporto annuale in cui ci fornisce un quadro sulla situazione del Mezzogiorno corredata da proposte per la riduzione delle differenze regionali.

Il Rapporto tratteggia un Mezzogiorno che non cresce, dove gli investimenti, la fiducia e i consumi stentano a riprendere per quanto con un leggero incremento nel corso del 2015, il livello di occupazione permane molto basso e la disoccupazione elevata.

Il Rapporto evidenzia un calo demografico (20 mila unità) come effetto di migrazioni e il calo delle nascite. Su un arco temporale che va dal 2001 al 2014 “sono emigrati al Sud versio il Centro-Nord oltre 1,67 mln di persone, a fronte di un rientro di 923 mila unità: il Mezzogiorno ha quindi perso nettamente 744 mila unità” sostiene lo Svimez. Di questi, il 70%, 526 mila sono giovani, di cui poco meno del 40% (205 mila) laureati”. Da notare come negli ultimi 15 anni i laureati emigrati sono cresciuti di 1000 unità l’anno”.

La Svimez, come ha già sostenuto la Cisl nella sua iniziativa di Bari “Ripartire dal Mezzogiorno per fare crescere il Paese” del 16 ottobre scorso, ha evidenziato che è necessaria da parte del Governo una strategia che fronteggi i problemi strutturali del sistema produttivo del paese. Per una ripresa effettiva del Paese, afferma la Cisl, si deve “porre il mezzogiorno al centro della strategia di crescita Nazionale”.

Inoltre la Cisl in questa sede ha ribadito “la necessità per il paese di adottare una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, l’urgenza di una politica industriale orientata e favorire le aggregazioni d’imprese, maggiore accesso al credito e la propensione all’innovazione, l’imprescindibile bisogno di rendere efficace la spesa dei fondi Strutturali, il nodo irrisolto della legalità da ripristinare attraverso un intervento di tutti i soggetti sociali, politici ed istituzionali”.

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