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Vertenza Italia Lavoro Spa: la storia

Italia Lavoro è una società per azioni, totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia. Opera, per legge, come ente strumentale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell’occupazione e dell’inclusione sociale. Nel 2015 sono stati attribuiti ad Italia Lavoro Progetti per un orizzonte temporale fino al 31 dicembre 2016, anomalia rispetto al passato in cui venivano stanziati fondi per l’intero sessennio di programmazione comunitaria. L’azienda storicamente mantiene i propri costi di struttura attraverso una dotazione finanziaria annuale per le spese di struttura a carico del bilancio dello Stato pari a circa 12 mln di euro, tali somme non sono di fatto sufficienti a garantire l’intero personale a tempo indeterminato, parte del quale è coperto dall’utilizzo dei Fondi strutturali.
L’organico di Italia Lavoro è pari a 367 unità a tempo indeterminato e 31 dirigenti. Mentre nel corso dell’ultimo triennio mediamente sono stati occupati con contratti a tempo determinato 171 unità e circa 680 collaboratori a progetto.

Attivazione dell’Agenzia nazionale per l’occupazione e conseguenze su Italia Lavoro Spa
Agenzia Nazionale per l’occupazione: nell’attuale sua previsione non vi erano opportune rassicurazioni circa i meccanismi di coinvolgimento di Italia Lavoro al proprio interno. Permanevano incertezze pesanti circa:
– la previsione di meccanismi di passaggio della forza lavoro a tempo indeterminato;
– la contrattualistica prevista dalla costituenda agenzia in funzione della natura giuridica che andava a configurarsi;
– la mission dell’Agenzia nazionale in materia di politiche attive sembrava prescindere dall’esperienza di dipendenti e parte dei collaboratori di Italia Lavoro che negli anni sono stato l’unico ente che si è occupato di politica attiva in Italia. Andando verso quella direzione prospettata.
I dipendenti dei centri per l’impiego e delle province sarebbero risultati, da soli, inadeguati rispetto alla mission che avrebbe dovuto avere un’agenzia nazionale.

Vertenza contrattuale dei dipendenti.
A seguito del blocco della contrattazione della PA, applicata per analogia anche a Italia Lavoro, il contratto dei lavoratori dipendenti risultava ancora non rinnovato e dal 1° gennaio 2015 le rappresentanze di categoria hanno sollecitato l’azienda ad un rinnovo in tal senso.
Fasi della vertenza
24 marzo 2014 – Incontro su affidamenti nuova programmazione e rassicurazione da parte del MLPS in tal senso nonostante i ritardi sulla Programmazione 2014/2020.
3 dicembre 2014 – mancanza dei nuovi affidamenti. Il MLPS da garanzia sull’utilizzo di fondi residui per la proroga attività fino al 31 marzo 2015 in attesa dei nuovi affidamenti.
31 dicembre 2015 – l’azienda proroga fino al 31 marzo 2015 tutti i progetti attraverso l’utilizzo dei fondi residui prorogando tutti i contratti dei lavoratori in Co.Pro e Ctd, anche mediante un accordo in deroga alla legge 92/2012 e alla legge 368/01, art. 1 e 4, sui contratti a tempo determinato.
11 marzo 2015 – incontro presso il MLPS circa gli affidamenti ad Italia Lavoro sulla Nuova Programmazione, viene garantito dal Segretario Generale dott. Pennesi, un finanziamento pari a circa 70 mln di euro per 2 anni di cui 12 mln per le spese di struttura. Ciò consentirebbe il coinvolgimento complessivo di 1230 unità (tempi indeterminati, Ctd e Co.Pro.). Si richiede inoltre alle OOSS di sottoscrivere un accordo per l’utilizzo dei co.co.co. in quanto la forma contrattuale dei Co.Pro verrà meno con l’introduzione della nuova riforma e rispetto alle esigenze produttive (cicli di progetto) dell’azienda.

Il 22 luglio, dopo una serie di incontri esplorativi, è stato siglato un accordo quadro che di fatto ha sancito:
• la continuità occupazionale di tutti i lavoratori di Italia Lavoro per tutto l’arco temporale della nuova programmazione comunitaria 2014/2020;
• la continuità dei progetti già affidati ad Italia lavoro fino al 31 dicembre 2016 per l’intero ciclo di programmazione ossia fino al 2020;
• firma di un accordo allegato sulla disciplina dei contratti atipici all’interno dell’azienda (circa 750 unità lavorative) tenendo conto delle novità introdotte dalla nuova legislazione di riferimento;
• garanzia da parte del Ministero del Lavoro e dei vertici aziendali di Italia Lavoro dell’avvio delle trattative per il rinnovo contrattuale.

Pubblicazione dei Decreti attuativi del Jobs Act in materia di Politiche attive del lavoro
Nel corso del Consiglio dei Ministri del 4 settembre 2015 sono stati approvati i 4 decreti attuativi del Jobs Act. Le misure adottate riguardano, in particolare, l’attività ispettiva, gli ammortizzatori sociali, il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive e la semplificazione delle procedure in materia di rapporti di lavoro e pari opportunità.
Nelle prime bozze inviate alle Camere si prevedeva il commissariamento e successivamente lo scioglimento della struttura e la sua confluenza all’interno della Costituenda Agenzia nazionale per le Politiche attive (Anpal), le cui modalità non venivano fino in fondo esplicitate, mettendo a rischio la continuità occupazionale di circa 400 lavoratori a tempo indeterminato e circa 700 tra Ctd e collaboratori a progetto.
La battaglia che la Cisl ha sostenuto nelle sue diverse declinazioni, aziendale, di categoria e confederale sostenendo il ruolo svolto da Italia Lavoro si è conclusa con la pubblicazione dei nuovi testi dei Decreti attuativi che hanno recepito nella sostanza le proposte delle OOSS.

Risvolti per Italia Lavoro all’interno dei Decreti attuativi
Italia Lavoro, alla quale verrà cambiato lo Statuto, diverrà una struttura in House della futura Agenzia nazionale per l’Occupazione e verrà governata dallo stesso vertice dell’Agenzia, divenendone a tutti gli effetti il braccio operativo. Così facendo si è dato atto del ruolo e dell’esperienza di Italia Lavoro che in questi anni si è mossa in modo proficuo nel portare avanti progetti e modelli di 8
politiche attive del lavoro in Italia, che ha aiutato le Regioni a costruire strumenti e servizi per il lavoro, che ha coadiuvato il sistema imprenditoriale a valorizzare e formare le risorse umane al fine di aumentare e sostenere i sistemi produttivi locali.
Tale processo si inquadra in un futuro sistema di politiche attive, che dovrà consentire a tanti giovani, uomini e donne di essere protagonisti attivi nel mercato del lavoro.

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