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Furlan, Italia statica da quindici anni. Governo selezioni obiettivi e responsabilità anche con le parti sociali

Pubblicato il 4 Dic, 2015

“Gli ultimi dati sull’aumento della percentuale di italiani a basso reddito, sono la cartina al tornasole di un Paese che fa fatica ad uscire dalla crisi economica, dove crescono ancora di più le disuguaglianze sociali, i giovani sono sempre più esclusi, aumenta il divario tra Nord e Sud”. E’ quanto sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan in un intervento pubblicato su Huffington Post”. “Permane come un macigno, la forbice tra quel 5% di famiglie che detiene il 30% della ricchezza complessiva e chi,purtroppo tanti,non arriva a fine mese”, scrive la Furlan ” Anche se alcuni indicatori del benessere sono migliorati, la “ripresina” non arriva oggi agli ultimi della società italiana.La verita’ e che siamo un paese “statico” da quindici anni, come ci ricorda con lucidità il presidente del Censis, Giuseppe De Rita. Per questo bisognerebbe uscire dall’ottica del giorno per giorno e non accontentarsi di una crescita più o meno vicina all’uno per cento, di cui la metà arriva dagli investimenti della Fca in Italia”.

La Cisl ha apprezzato alcune scelte della Legge di stabilità come l’abolizione delle tasse sulla prima casa, la detassazione degli accordi aziendali o la valorizzazione del welfare aziendale. Anche l’equiparazione della “no tax” area ai pensionati fa parte delle richieste storiche del sindacato. “Ma non basta predicare ottimismo o accontentarsi degli interventi,peraltro utilissimi, sul piano monetario della Bce, continua Furlan. “Senza lavoro, investimenti produttivi, più innovazione, ricerca, formazione, in particolare nel Mezzogiorno, sarà molto difficile superare lo “zero virgola” del Pil”, aggiunge la leader della Cisl. La Furlan ricorda che nei giorni scorsi ha incontrato i lavoratori dello stabilimento Fca di Pomigliano, un gioiello di tecnologia, produttività e partecipazione.

“I sindacati si sono assunti le proprie responsabilità di fronte all’obiettivo di salvare l’occupazione in una zona depressa, dove la criminalità è pronta a spegnere ogni speranza di sviluppo. Bisognerebbe ripartire da quell’esempio virtuoso di innovazione che la Cisl in primo luogo ha sostenuto, sfidando conservatorismi e resistenze culturali, politiche ed anche sindacali. Anche il Governo Renzi dovrebbe fare tesoro di quella lezione. La crescita del Paese si può sostenere solo uscendo dall’autosufficienza, selezionando insieme gli obiettivi da raggiungere e chiamando ad una assunzione di responsabilità soprattutto le parti sociali, proprio come è accaduto per il “modello” Pomigliano”. Nel dibattito di queste giornate, si è spesso fatta confusione sul presunto ruolo di freno del sindacato alla necessaria innovazione.

Ma per la Furlan “questa è una caricatura della realtà. Se c’è un soggetto che in questi anni ha sfidato a viso aperto i cambiamenti sulla necessaria flessibilità del lavoro è stato il sindacato, la Cisl in particolare, attraverso tanti accordi nazionali, aziendali e nei territori. Entro la fine dell’anno cercheremo di trovare una sintesi unitaria sulla riforma contrattuale in modo da favorire il confronto con le associazioni imprenditoriali ed arrivare ad un legame forte tra la produttività ed i salari, proprio per favorire gli investimenti attraverso la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. Ma il Governo farebbe bene ad occuparsi del declino di intere aree industriali e produttive del Paese, dei progetti delle infrastrutture impantanati da anni, dell’inefficienza della macchina amministrativa, della mancata capacità di utilizzo dei fondi europei sulla crescita economica e sociale del Mezzogiorno. E soprattutto occorre cambiare subito la legge Fornero, la più rigida e penalizzante in Europa, in modo da consentire una giusta flessibilità in uscita ed un ricambio generazionale nei posti di lavoro.

Sono queste alcune delle criticità che la politica dovrebbe affrontare con scelte coraggiose da attuare subito, con specifici strumenti di fiscalità di sviluppo e fattori di convenienza per le aziende che assumono e mettono in campo nuovo capitale produttivo, responsabilizzando tutte le Regioni (non solo quelle del Sud) ed esercitando in caso di inadempienza, i poteri sostitutivi da parte dello Stato. Questa è la svolta che la Cisl sollecita da mesi. L’Italia si salva solo se tutte le aree si rimettono in moto con un processo virtuoso, come è avvenuto in altri periodi difficili e complicati della nostra storia. Speriamo che diventi la priorità della classe dirigente e di tutti coloro che hanno a cuore il progresso sociale, civile ed economico del nostro Paese”.

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