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Pensioni. Furlan: ora aspettiamo il Ministro Padoan alla prova dei fatti sulla flessibilità in uscita

Pubblicato il 19 Apr, 2016


Roma, 20 aprile 2016. “E’ un anno almeno che sentiamo tanti annunci sul tema pensioni, anche molto contraddittori, all’interno del Governo c’è chi apre e chi chiude. Opinionisti, economisti, esperti, ognuno ha una propria formula, quella che manca è una proposta vera e concreta che si possa analizzare ed approfondire da parte del Governo che deve provvedere a creare da subito anche attraverso incontri con le parti sociali una proposta che sia compatibile non solo economicamente ma anche socialmente con la vita delle italiane e degli italiani”. Lo ha ribadito stamani ai microfoni di Radio Anch’io la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan che su questo si era espressa già ieri dopo il pronunciamento del Ministro Padoan alla Commissione Bilancio della Camera circa l’esistenza di margini per una possibile revisione del sistema pensionistico.

Per Furlan è certamente “un bene ed un passo avanti”che il Ministro Padoan si sia espresso in tal senso ma occorre che questi propositi si trasformino finalmente in una proposta precisa sulla flessibilità in uscita, con un impegno concreto di un confronto con il sindacato sull’insieme delle questioni previdenziali ancora aperte. “E’ necessario restituire ai lavoratori più anziani la possibilità di accedere anticipatamente al pensionamento ed ai giovani maggiori opportunità di ingresso nel mercato del lavoro, perché l’attuale rigidità dei requisiti pensionistici ostacola la crescita del tasso di attività dei giovani e riduce le prospettive stesse della sostenibilità del sistema pensionistico dal lato delle entrate contributive”.

“Nel nostro paese – ricorda la Segretaria generale della Cisl – il 40% dei giovani non trova lavoro e nel contempo gli uomini e le donne del lavoro devono rimanere fino a 66, 67 anni e forse anche oltre a prescindere dall’occupazione che svolgono. Queste due realtà non sono più sostenibili. Creare condizioni di flessibilità in uscita per dare una risposta ai giovani disoccupati ed alle lavoratrici ed ai lavoratori anziani diventa fondamentale. Ma sono tante le questioni aperte: la rivalutazione pensionistica, partendo dall’ assunto che le nostre pensioni sono davvero medio-basse. Bisogna poi creare condizioni per chi svolge lavori usuranti. Riconoscere la differenza tra lavoro e lavoro: un conto è fare un lavoro di concetto, un conto è lavorare a 66, 67 anni su una impalcatura. Ciò significa ogni giorno rischiare la propria vita, è una cosa inconcepibile. Questi aspetti vanno afftrontati. Come Cgil Cisl Uil abbiamo fatto una nostra proposta sostenuta da tanti cittadini nelle piazza italiane lo scorso 2 aprile, speriamo davvero che il Governo esca dagli annunci – non si stanca di ribadire la leader della Cisl – e seriamente lavori per arrivare ad una riforma vera. Per quanto riguarda la flessibilità in uscita pensiamo che quando c’è compatibilità tra età e contributi pensionistici, un lavoratore possa decidere di andare in pensione. Siamo convinti – ha concluso – che a 62 anni una lavoratrice, un lavoratore posano fare questa scelta. Dopo 40, 41 anni di contributi non si dovrebbe perdere nulla, perchè si è lavorato davvero tanto”.

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