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Pensioni. Furlan: “Flessibilita’ in uscita per aiutare i giovani. Il Governo presenti una proposta accettabile e socialmente sostenibile”

Pubblicato il 6 Ott, 2015

Roma, 6 ottobre 2015 – Roma, 6 ottobre “Serve una proposta complessiva che sia accettabile e sostenibile”. Lo ha dichiarato la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, commentando ai microfoni di Rai News24 l’ipotesi di un prestito da parte delle aziende ai lavoratori che intendono anticipare l’uscita dal lavoro da restituire poi attraverso l’Inps. “Quella del governo – osserva Furlan – è una delle tante proposte che in questi giorni ascoltiamo. Ci sono proposte molto diversificate – osserva- che vengono dalla presidenza dell’Inps, dai disegni di legge di diversi parlamentari e anticipazioni di alcuni ministri. Ma serve in un Paese dove in media le pensioni sono di 900-1.000 euro serve una proposta definitiva. Una proposta che non metta alla fame i futuri pensionati e pensionate”.

Secondo Furlan, occorre pertanto “fare rapidamente delle riflessioni serie per aumentare la flessibilita’ in uscita “perche’ e’ impensabile che certi lavori possano essere fatti anche a 65-67 anni e perche’ bisogna dare soluzione alla disoccupazione giovanile. Credo che lo Stato debba fare la sua parte: la riforma Fornero portava 80miliardi di risparmi a regime. Se una parte va per la flessibilita’ in uscita non lo ritengo scandaloso, anzi penso sia doveroso nei confronti dei lavoratori”. Tornando all’ipotesi proposta dal Governo di una ripartizione degli oneri tra imprese e lavoratori , per la leader della Cisl è una strada percorribile ma complicata da applicare in Italia: “puo’ trovare risposte positive nelle grandi aziende,- spiega – ed e’ stata sperimentata in passato in determinate situazioni; ma l’Italia e’ un Paese di piccole e medie imprese e la vedo complicata da applicare. Ho comunque l’impressione che siamo davanti ad un’idea, per carita’, rispettabile, ma non ancora ad una proposta definitiva per cambiare la peggiore legge pensionistica in Europa”.

Si è poi esoressa sull’ipotesi di una definizione di un nuovo modello contrattuale Furlan ha ribadito la centralità della contrattazione nazionale e la necessità di puntare sulla detassazione del salario di produttività sul secondo livello di contrattazione. Circa poi la possibilità che nella legge di Stabilità trovi posto il salario minimo a fronte della indecisione di Confindustria e sindacati a mettere mano alla riforma del modello contrattuale. “Non mi arrendo al fatto che le parti sociali debbano svolgere fino in fondo il loro ruolo e assumersi le proprie responsabilità. L’attuale modello contrattuale appartiene al passato perchè in 10 anni è cambiata l’economia del paese, cosa e come produrre”, ha spiegato continuando a spingere in direzione di un accordo unitario che scongiuri un intervento dell’esecutivo.
“Abbiamo perciò bisogno di un nuovo modello che abbia un Contratto nazionale con cui tutelare il reddito ma che punti essenzialmente sulla produttività, sul II livello, territoriale o aziendale. Quindi “l’impegno che mi aspetto dal Governo a sostegno del contratto è il ripristino della detassazione del salario di produttività. E il fisco che è amico del lavoro può rendere più pesanti le busta paga dei lavoratori”ha concluso.

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