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Pensioni. Furlan: Intesa con Governo apre nuovo inizio di dialogo con politica

Pubblicato il 6 Ott, 2016

Ufficio Stampa Cisl- Roma, 6 ottobre 2016. “L’intesa tra il Governo ed i sindacati sulla previdenza apre una nuova fase nel rapporto tra la politica ed i corpi intermedi dopo anni di “disintermediazione” e di ostracismi sulla concertazione. Era dal lontano 2007 che non concordavamo un intervento così dettagliato e corposo sulla previdenza (con uno stanziamento di ben 6 miliardi in tre anni) per un sostegno concreto ai più deboli della società”. E’ quanto si legge nell’ intervento della Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, pubbicato da ‘Il Gazzettino’. “E’ importante aver fatto passare il concetto che sulle questioni pensionistiche e del lavoro, il dialogo con il sindacato è un valore aggiunto. Si tratta di una svolta politica, ma soprattutto culturale, un segnale in controtendenza rispetto al clima di divisioni e di rissa persistente nel paese. Finalmente si torna ad utilizzare un metodo di confronto ed un linguaggio che favorisce la coesione sociale e la partecipazione. Si coglie, in particolare, la necessita’ di una condivisione sulle scelte sociali ed economiche, piu volte sollecitata dal Presidente della Repubblica, Mattarella. Un anno fa quando il sindacato ha iniziato la mobilitazione per cambiare la Legge Fornero, in pochi avrebbero scommesso che saremmo riusciti a trovare percorsi condivisi che rispondessero ai bisogni di tre generazioni: i giovani, i meno giovani ma non ancora in pensione ed i pensionati. Non e’ stato facile, anche perche’ tante erano le spinte, di varia natura, a far fallire il negoziato. Ma alla fine siamo riusciti a ripristinare un criterio di equità ed un patto di solidarietà, cancellando anche alcune iniquità assurde della riforma Fornero: in primis il concetto che non tutti i lavori sono uguali, così come non tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori sono uguali. Non si puo’ stare su una impalcatura o su una gru a 20 metri d’altezza fino a 67 anni, cosi come non e’ accettabile lavorare nelle corsie degli ospedali o nelle scuole d’infanzia in eta’ avanzata.Non tutti i lavori comportano lo stesso grado di fatica e di disagio psico – fisico.La scelta dal Governo è stata quella di consentire l’uscita anticipata e volontaria dal lavoro tramite l’Ape, caricandone gli oneri sui diversi soggetti interessati: Stato, imprese e lavoratori, con un “peso” variabile in relazione alla causa che genera il ricorso alla flessibilità. Ma le agevolazioni fiscali richieste dal sindacato interverranno a sostegno di una serie di categorie di lavoratori in situazione di particolare bisogno per evitare che l’importo della rata del “prestito” pensionistico, riduca l’adeguatezza del trattamento. Si tratta dei disoccupati rimasti sprovvisti di ammortizzatori sociali, dei lavoratori disabili o occupati in alcune attività particolarmente gravose e pesanti e dei lavoratori che prestano assistenza a familiari di primo grado con disabilità grave per i quali è stato previsto un reddito “ponte”, esente da imposte, interamente a carico dello Stato, che li accompagnerà dal momento dell’accesso (volontario) all’Ape, fino alla maturazione dei requisiti pensionistici.Noi pensiamo che sia giusto pensare prima a chi ha piu’ bisogno, ai piu’ deboli, salvaguardando anche i lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione o di crisi aziendale, i cui oneri per l’uscita anticipata potranno essere posti dai contratti collettivi sui datori di lavoro, anche per il tramite dei fondi bilaterali.L’altra importante novita’ frutto dell’intesa Governo- sindacati riguarda gli attuali pensionati. Si sbloccano gli aumenti e si estende a piu’ di un milione di pensionati la quattordicesima mensilità, con la definitiva equiparazione della “no tax area” e delle detrazioni con i lavoratori dipendenti. Non e’ un intervento assistenziale, come sostiene qualcuno, ma una scelta di giustizia sociale che intende mitigare la perdita del potere di acquisto subita in questi ultimi 15 anni dai trattamenti pensionistici di importo molto basso. Ma abbiamo concordato con il Governo interventi anche a favore dei giovani per migliorare l’accesso alla loro pensione, favorire il riscatto della laurea, rendere gratuito il cumulo dei contributi versati presso gestioni pensionistiche diverse. Ci sara’ una valorizzazione a fini previdenziali del lavoro di cura, lo sviluppo della previdenza complementare e la possibilità di prevedere una pensione contributiva di garanzia per i redditi bassi. Ci accontentiamo di questo? No. L’accordo non risolve l’insieme dei problemi aperti di un Paese lacerato ancora dalla crisi economica, con un livello di disoccupazione giovanile ancora troppo alto, l’allargamento del divario nord – sud e del livello di poverta’, le infastrutture e i servizi sociali insufficienti, l’apparato industriale da ricostruire, il territorio da tutelare. Restano tante cose ancora da fare, come testimoniano le previsioni poco incoraggianti di crescita del Pil. Per questo dobbiamo continuare sulla strada del dialogo con il Governo fronteggiando nelle prossime settimane con lo stesso spirito di co-responsabilità le grandi questioni aperte: come favorire la crescita con interventi fiscali che sostengano la domanda aggregata e gli investimenti produttivi; aumentare l’occupazione stabile dei giovani; rinnovare subito tutti i contratti aperti ma cambiando anche il sistema e le relazioni industriali in modo da alzare sia la produttività, sia i salari; far partecipare i lavoratori ai processi di trasformazione, di innovazione e di qualita’ nelle aziende e nella pubblica amministrazione. Questo e’ il “patto sociale” che serve oggi al nostro paese, affrontando le sfide aperte con un modello di sviluppo nuovo ed uno spirito propositivo, come ha sempre fatto la Cisl nell’arco della sua lunga storia”.

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