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“Più scuola e migliore per liberare il Sud”, intervento di Annamaria Furlan, ‘Avvenire’ 11 Novembre 2018

Pubblicato il 11 Nov, 2018

Se frena il Sud perde l’Italia,  ha ammonito lo Svimez nel Rapporto  2018  presentato in questi giorni, lanciando l’ennesimo allarme sul divario crescente tra Settentrione e Mezzogiorno in termini di occupazione, investimenti pubblici e privati, consumi delle famiglie, assistenza socio sanitaria. Le ‘ferite’ del  Sud si leggono nella previsione di un Pil fermo allo 0,8% nell’espansione delle aree di povertà, nel declino demografico (negli ultimi quindici anni il Meridione ha perso due milioni di residenti, la metà dei quali giovani laureati). Le regioni del Centro Nord hanno recuperato interamente i livelli occupazionali precrisi, mentre il Sud resta ancorato a circa 300mila occupati sotto il livello del 2008. Sono dati di una eloquenza impietosa. L’immagine che ci consegnano è quella di un Mezzogiorno che denota una condizione di irrisolta e perdurante arretratezza. Anche la scuola non sfugge a questa realtà, come attestano i dati riguardanti la scolarizzazione il cui tasso è sensibilmente inferiore ad altre aree del Paese per effetto di consistenti abbandoni e in ogni caso con prospettive occupazionali ridottissime per chi lascia un percorso di studi.  E’ chiaro che il Governo centrale deve fare di più. La  scuola ha un ruolo secondario nella Legge di Bilancio del Governo Conte. Non è considerata una priorità, anzi, al contrario, viene penalizzata, come dimostra la scelta di tagliare le ore di alternanza scuola- lavoro che, opportunamente riformata, è invece e rimane uno strumento davvero importante per creare un collegamente tra la scuola, l’impresa e il territorio. Senza misure specifiche per favorire gli investimenti e lo sviluppo sarà ben difficile offrire reali opportunità di lavoro a chi beneficerà nel Mezzogiorno del reddito di cittadinanza.

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