Invece di affrontare le 160 gravi crisi aziendali, tuttora ferme al Ministero dello Sviluppo, si rimettono in discussione persino gli accordi siglati con Arcelor Mittal e si dicono parole in libertà su imprese come Atlantia, senza valutare le conseguenze che tutto questo ha sulla continuità industriale e sul destino di migliaia di lavoratori. Occorre più senso di responsabilità, più concretezza nelle scelte, più misura anche nelle esternazioni pubbliche. Vanno seguiti percorsi attivi di reindustrializzazione e ricorversione, cercati acquirenti e partner dentro e fuori i confini nazionali, occorre vigilare su amministrazioni e piani industriali credibili e sostenibili. Per fare tutto questo serve una struttura di gestione crisi adeguata, capace e competente. Ma occorre avere a monte una strategia di politica industriale del Governo libera dai condizionamenti ideologci, dalle speculazioni elettorali, dai veti localistici, in grado di rilanciare i comparti produttivi del nostro Paese con investimenti veri.