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Fincantieri. Stop Monfalcone. Fim Cisl: “Interpretazione di una norma lacunosa non può fermare il lavoro di 5.000 persone”

Pubblicato il 1 Lug, 2015

Roma, 1 luglio 2015. “La sicurezza e la salute, in un ambiente di lavoro, sono valori non negoziabili. Ma a Monfalcone non è questo in discussione. Qui non si tratta di essere pro o contro la magistratura, anche perché due tribunali hanno giudicato compatibili le misure di Fincantieri per stoccaggio e smaltimento dei residui di lavorazione e uno solo ha negato questa compatibilità”. E’ qnto si legge in un comunicato della Fim Cisl. “Il Gip e lo stesso tribunale di Gorizia in Appello, in un’indagine aperta dal 2013 avevano respinto la richiesta di sequestro, concesso, invece, dalla Cassazione, su ricorso. E anche quella parte del Sindacato che sostiene a priori qualsiasi azione della Magistratura, da un lato delega in modo pilatesco rispetto al suo ruolo di tutela dei lavoratori manifestando la sua scarsa incisività e debolezza in materia. Dall’altro dimenticando che fanno parte della “magistratura” due sezioni di tribunali hanno dato l’ok all’azienda. Come, vorrei ricordare, è Magistratura anche quella che ha assolto i vertici della Eternit.
Non può essere che l’interpretazione della norma, se i residui sono prodotti da Fincantieri o da terzi a determinare la chiusura di un cantiere che dà lavoro a 4.500 persone. Tra l’altro, non si tratta di rifiuti tossici ma di scarti di lavorazione, lamiere, tubi e materiali per allestimento navi. In tutto il mondo su queste cose ci si confronta e si risolvono i problemi”.

“L’azione ispettiva -prosegue la nota- è fondamentale se è costante e diffusa nel territorio. Nel Cantiere di Monfalcone non è mancata: dal 1 giugno 2011 al 31 marzo 2015 vi sono state 280 ispezioni solo su questioni relative ad ambiente e sicurezza, solo nel 2014, 110 visite ispettive di Inps, Inail, Asl su verifiche irregolarità contributive, appalti e altro. Ci sono stati, in 3 anni, da quando l’indagine è aperta, numerose modalità che attraverso il dialogo tra istituzioni, poteri dello Stato e aziende, per verificare l’applicazione di una normativa, comunque poco chiara, ed evitare di mettere a rischio il lavoro.
Non vogliamo contestare il ruolo dei giudici, né la loro autonomia, crediamo, tuttavia, che ogni potere dello Stato, nel far applicare le leggi, debba valutare l’efficacia e l’impatto delle proprie decisioni. Divieti e sequestri, troppo spesso deresponsabilizzano le istituzioni, cosa diversa dall’applicazione rigorosa di leggi che garantiscano ambienti di lavoro salubri ed ecosostenibilità.

Ufficio Stampa Fim Cisl

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