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Lavoro. Furlan: “Irrilevanza è non saper cogliere i risultati dell’azione sindacale”

Pubblicato il 20 Nov, 2017
20 novembre 2017- “Irrilevanza è non saper cogliere i risultati dell’azione sindacale”. Lo ha detto oggi a Brescia la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nel corso del suo intervento al Consiglio Generale della Ust Cisl di Brescia. “Non abbiamo mai detto nella nostra piattaforma che volevamo abolire l’aspettativa di vita ma di correggere quel meccanismo partendo dalla categorie dei lavori più gravosi e disagiati. Questo c’era scritto anche nell’accordo dello scorso anno con il Governo e di questo stiamo discutendo. Per questo è importante aver individuato insieme le 15 categorie dei lavori più gravosi ed aver previsto anche una modifica del sistema di calcolo dell’aspettativa di vita più equa e vantaggiosa per tutti i lavoratori che terrà conto della media algebrica dell’ultimo biennio. Questo è il modo giusto di svolgere il nostro ruolo sindacale in autonomia, sapendo che questa è l’ultima finanziaria della legislatura. Noi non facciamo valutazioni politiche. Per noi contano solo i risultati sindacali che abbiamo raggiunto come abbiamo fatto in questi ultimi anni. Anche sui giovani bisogna uscire dagli slogan. Oggi il tema è come creiamo nuove occasioni di lavoro per i giovani  e non utilizzare il tema della previdenza per speculazioni diverse, incrementando luoghi comuni o fomentando spaccature  tra le generazioni. Per noi il lavoro per i giovani si crea puntando sulla crescita, con l’innovazione, la formazione, lo sviluppo. E credo abbia fatto assolutamente  bene il governo a creare condizioni vantaggiose per quelle imprese che assumono i giovani atteraverso la decontribuione al 50% al centro- nord ed al 100% al sud. Anche noi avevamo chiesto di inserire  nel pacchetto di industria 4.0, che giustamente ormai è diventata impresa 4.0, il fattore formazione. E’ un valore l’impresa che investe in innovazione e digitalizzazione ma ne ha ancora di più se investe nella formazione dei lavoratori e delle lavoratrici che sono protagonisti rispetto al cambiamento e non futuri disoccupati di ritorno”.
 

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