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Emilia Romagna. Cna Modena, cambio appalti pulizie: non rispettato il patto per il lavoro e la clausola sociale

Modena, 4 Febbraio 2016 – “Cna Modena cambia l’appalto per le pulizie delle proprie sedi disattendendo le clausole sociali a tutela del lavoro previste sia dal ccnl Multiservizi che dal Patto regionale per il Lavoro firmato il 20 luglio 2015 da tutte le parti sociali”. Lo affermano i sindacati Fisascat-Cisl Emilia Centrale, Filcams-Cgil e Fp-Cgil di Modena, che accusano la Cna di spregiudicatezza e deliberata elusione degli indirizzi normativi e degli impegni sottoscritti.
“È grave che a disattendere tali regole stavolta non sia un’impresa con pochi scrupoli o una delle tante finte cooperative mordi e fuggi, quanto invece un’importante associazione d’impresa – dichiarano Simona Logli (Fisascat-Cisl), Adriano Montorsi (Filcams-Cgil) e Giada Catanoso (Fp-Cgil) – In questo caso l’associazione funge da committente e, quindi, per legge anche da garante in solido dei diritti economici e contributivi dei lavoratori. È stato un atto spregiudicato quello della Cna che, da un unico appalto affidato fino al 2015 a un soggetto che applicava il contratto collettivo delle imprese di pulizia industriali, ha deciso di suddividere il lavoro in cinque differenti appalti. Senza curarsi dei lavoratori impiegati nelle sue sedi, Cna ha affidato i nuovi appalti a cinque differenti imprese artigiane, impedendo così scientemente l’applicazione della clausola sociale (non prevista per legge, ma prevista dal contratto collettivo) e la riassunzione delle persone precedentemente coinvolte”.
I sindacati sottolineano, infatti, che le imprese artigiane non sono obbligate all’assunzione (dal loro contratto nazionale) se l’appalto in questione non occupa almeno quattro persone. C’è in sostanza una sorta di franchigia che non obbliga le piccole imprese a sobbarcarsi nuovo personale, in ragione delle loro dimensioni, per piccole commesse e piccoli appalti. Ovviamente nessuno dei cinque nuovi micro-appalti richiesti da Cna richiede l’impiego di più di tre persone. Per tale motivo le dodici persone complessivamente impiegate nei servizi di pulizia presso le varie sedi Cna hanno perso il lavoro (dal 1° gennaio quelle impiegate negli uffici dislocati sul territorio provinciale, dal 1° febbraio quelle impiegate nella sede centrale di via Malavolti a Modena). In sede di conciliazione presso la Direzione territoriale del Lavoro di Modena, dove i sindacati hanno perorato l’assunzione delle lavoratrici, non si è trovato l’accordo e Cna non ha comunicato neppure il nome dell’azienda artigiana subentrante per l’appalto della sede centrale. «Ciononostante Cna ha fatto mettere a verbale che essa è sempre impegnata nella tutela dei fini sociali. Pensiamo che tale affermazione sia di una estrema ipocrisia – dicono Simona Logli (Fisascat-Cisl), Adriano Montorsi (Filcams-Cgil) e Giada Catanoso (Fp-Cgil) – Cna si è mostrata palesemente inadempiente sia sul piano politico, mancando nel rispetto del Patto per il Lavoro condiviso in sede regionale, sia sul piano sociale “licenziando” di fatto le persone che lavoravano in quei cantieri da anni (alcune anche da oltre 15 anni), con un esplicito effetto di irresponsabilità sociale e scientifico dumping contrattuale. Aggiungiamo che, per partecipare alla gara, era richiesto esplicitamente il requisito di essere associati in forma artigiana a Cna stessa: un requisito formalmente legittimo se si considera la disciplina privatistica, ma assolutamente discriminante”. Cisl e Cgil usano la parola “licenziare” tra virgolette perché fortunatamente nessuna di queste persone ha perso completamente il lavoro: il cantiere Cna, infatti, rappresentava solo una parte delle loro ore settimanali. Allo stesso tempo, però, si capisce bene l’incidenza di un fatto del genere su stipendi intorno ai 600-800 euro netti e che, a causa della scelta di Cna, perdono tra i 150 e 400 euro al mese. «Chiediamo a Cna dove sta la sua tanto sbandierata responsabilità sociale», continuano i sindacati, che esortano pubblicamente la Cna a recedere da tali comportamenti. Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e Fp-Cgil chiedono formalmente alle istituzioni regionali di fare presto nel completare l’iter legislativo sul Testo Unico degli Appalti e dare garanzie ai lavoratori del settore. Al Ministero del Lavoro, attraverso il suo ufficio territoriale, chiedono di prendere posizione di fronte a fenomeni di questo tipo utilizzando ogni metodo, anche sanzionatorio, per fermare questa corsa al ribasso che lede profondamente il diritto e la dignità della persona, nonché le regole base di un sistema del mondo del lavoro sempre più allo sbando e sempre più fuori controllo.

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