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Sardegna. Petriccioli al Comitato esecutivo della Cisl sarda: “Un nuovo prelievo fiscale fatto su tutti i redditi per assicurare un futuro previdenziale ai giovani”

Pubblicato il 7 Apr, 2016

Cagliari, 7 aprile 2016. Un nuovo prelievo fiscale fatto su tutti i redditi, non solamente sulle pensioni, per assicurare un futuro previdenziale ai giovani. E’ la proposta del segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, oggi a Cagliari per partecipare a una riunione del comitato esecutivo della Cisl sarda dedicato ad approfondire le nuove regole dei bilanci della pubblica amministrazione. “Una nuova entrata da destinare esclusivamente alla creazione di una diffusa , generalizzata, pensione di base alla quale agganciare la previdenza complementare individuale. Questo rappresenterebbe un forte segnale di equità e un modo per evitare le forti sperequazioni del sistema pensionistico”. Sotto i riflettori del sindacato anche l’urgenza di riformare la legge Fornero, la possibilità di tassare solamente le pensioni veramente d’oro, forte contrarietà ai tagli della pensione di reversibilità e alla sua sottomissione alla prova ISEE. Sul possibile bonus di 80 euro per le pensioni minime, la Cisl è d’accordo, “Purchè – aggiunge Petriccioli – non si rimanga fermi agli annunci”. Ferma presa di posizione dei sindacati sulla riforma delle pensioni, soprattutto per revisionare a fondo la legge Fornero. “Come Cgil, Cisl e Uil abbiamo dato centralità alla vicenda delle pensioni perché sentiamo la grande responsabilità di sanare alcune ingiustizie. Abbiamo subito dal governo Monti e dal ministro Fornero la loro riforma senza poter fare molto per modificarla, anche perché non abbiamo avuto nessun tipo di incontro. Oggi – dice Petriccioli – nel paese è molto sentita l’esigenza di rimettere le cose a posto. Con Monti-Fornero le persone si sono trovate in 15 giorni con la vita stravolta e i requisiti pensionistici cambiati di due-tre, cinque, sette anni. Chiediamo la reintroduzione di una flessibilità in uscita che restituisca la libertà ai lavoratori, raggiunto un minimo di contributi e un minimo di età – si ragiona su 35 anni di contributi e 60-62 anni di età – di poter andare, per propria scelta, in pensione. Questa mi pare una condizione che dà sollievo soprattutto a chi fa lavori pesanti, usuranti. Una soluzione di questo tipo sblocca il mercato del lavoro e consente ai giovani di avere maggiori possibilità occupative”. 

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