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Emilia Romagna. Metalmeccanici: mercoledì 20 aprile sciopero nazionale e presidio davanti a Confindustria Modena

Interessa anche 20 mila metalmeccanici modenesi lo sciopero nazionale di quattro ore proclamato dopodomani – mercoledì 20 aprile – unitariamente da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil per chiedere il rinnovo del contratto nazionale Federmeccanica, che a Modena è certamente il più applicato. Si prevedono parecchie centinaia di lavoratori al presidio davanti alla sede di Confindustria Modena (via Bellinzona) che, convocato a partire dalle 9.30, rientra nelle azioni di mobilitazione messe in campo dai sindacati.
Le ragioni dello sciopero sono state presentate stamattina in conferenza stampa dai segretari provinciali Cesare Pizzolla (Fiom Cgil), Claudio Mattiello (Fim Cisl) e Alberto Zanetti (Uilm Uil).
Le trattative per il rinnovo del ccnl Federmeccanica sono ferme dal 24 marzo e l’associazione datoriale non si è ancora spostata dalle sue posizioni, giudicate inaccettabili dai sindacati, oggi uniti nelle rivendicazioni dopo otto anni. «Innanzitutto Federmeccanica vuole restringere il perimetro d’applicazione del ccnl – ha spiegato Pizzolla – Non vuole dare aumenti a tutti i lavoratori, ma i pochi aumenti che è disposta a concedere (ben al di sotto delle richieste nelle piattaforme delle tre federazioni) sarebbero applicabili solo al 5 per cento dei lavoratori, ovvero solo a quelli con i minimi tabellari, ma non a chi ha già premi di produzione, scatti di anzianità, super minimi individuali ecc. In pratica Federmeccanica vorrebbe assorbire queste voci accessorie negli aumenti nazionali, cancellando di fatto i due livelli di contrattazione (nazionale e aziendale) che non si sommano più come oggi, ma un livello assorbe l’altro e ne rimane uno solo». Le posizioni, dunque, rimangono distanti su salario e orario.
«Sapevamo che la trattativa sarebbe stata difficile – ha aggiunto Alberto Zanetti della Uilm Uil – Dopo 10-12 incontri, in ristretta e in plenaria, le trattative si sono arenate e Federmeccanica è ferma sulle sue posizioni di voler cambiare il modello con cui si sono rinnovati tutti i contratti dal 1993 a oggi. A parte i chimici, gli alimentaristi e i bancari, che hanno da poco rinnovato i contratti, tutti gli altri settori sono esposti al rischio del nuovo modello contrattuale che Federmeccanica sta cercando di imporre, visto che la stessa Confindustria lo ha indicato come il modello possibile per i futuri rinnovi».
«La posizione di Federmeccanica è singolare e intransigente – ha sottolineato Claudio Mattiello della Fim Cisl – Essa mette in discussione il doppio livello di contrattazione con la tutela del potere acquisto da parte del ccnl e la redistribuzione della produttività a livello aziendale. La proposta di Federmeccanica abbassa le richieste economiche e mette in discussione la nostra rappresentanza nelle aziende perché limita il potere contrattuale. Non accettiamo questa impostazione e le nostre richieste, anche se con piattaforme diverse, sono unificate sul modello contrattuale. Non daremo l’alibi di mollare il tavolo, anzi, se necessario, continueremo nella lotta».
Per questo è importante la partecipazione anche delle confederazioni al presidio di mercoledì mattina davanti a Confindustria; i segretari di Cgil Cisl Uil prenderanno la parola insieme a quelli di Fim Fiom Uilm.
Non è solo solidarietà quella di Cgil Cisl Uil e delle altre categorie, che saranno presenti con proprie delegazioni al presidio, ma una concreta risposta a Confindustria per dire no a un modello contrattuale che, se passa nei metalmeccanici, rischia di estendersi a tutti.
La trattativa per il contratto dei metalmeccanici deve poi andare di pari passo con le richieste al governo su ammortizzatori sociali e riforma delle pensioni.
Nonostante la crisi sia ancora grave, non sono più disponibili gli ammortizzatori sociali di prima, mentre la legge Fornero blocca le uscite. Basti pensare che c’è una ripresa dell’utilizzo della cigs in regione (da gennaio 2016 si è passati da 11 a 13 milioni di ore utilizzate, con un’incidenza più elevata a Modena e Bologna), mentre dal 24 settembre non è più disponibile la cassa integrazione per cessazioni, sono più complessi i percorsi per attivare la cig in deroga ed è stato diminuito il valore economico dei contratti di solidarietà.

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