Sardegna. ASL Unica. Cisl regionale: “Rischio di concentrare il potere nelle mani di pochi.

Cagliari, 4 maggio 2016 – Per la CISL sarda la scelta di una ASL unica dovrà essere seriamente meditata, “per evitare pericolose concentrazioni di potere”. E’ quanto dichiara il Segretario regionale della Cisl Sardegna, Ignazio Ganga precisando che in particolare “si dovrà valutare se la futuribile quadratura dei conti si armonizzerà realmente con la necessità di migliorare – questo dovrebbe essere l’obiettivo principale della riforma – il sistema sanitario regionale”.

“Per la Cisl sarda, – prosegue Ganga – è ancora tutto da dimostrare che la riduzione del numero delle ASL si traduca automaticamente in un risparmio effettivo per il bilancio della Regione. Sovente, infatti, è nelle megastrutture che si sono realizzati in Sardegna rendite di posizione e sprechi che proprio in materia di sanità dovranno essere evitati. Lo snellimento della burocrazia in sanità, fatto secondo un modello centralista e dirigista, non regge le sfide di una sanità sarda più moderna che necessita, invece, di modalità e strumenti nuovi di governance in grado di favorire realmente il risparmio e l’intervento su centri di costo fuori controllo, a causa anche di un sistema di monitoraggio che negli ultimi anni ha dimostrato tutta la propria inadeguatezza e che non può ricadere, oggi, in termini di penalizzazione sull’intera comunità sarda.

Secondo la CISL diverso sarebbe stato ragionare, anche con l’apporto delle parti sociali, su un intervento per ottimizzare i centri di controllo anche allo scopo di creare la più volte sollecitata omogeneizzazione della spesa, aggregando la domanda e indirizzando e monitorando realmente gli acquisti attraverso una funzionante centrale unica. Piuttosto che su un’azione di accentramento delle responsabilità, per la CISL si sarebbe dovuto partire dalla riorganizzazione del territorio, per poi passare al servizio “Emergenza/Urgenza”, arrivando solo a conclusione del processo all’eventuale ipotesi di riorganizzazione della rete ospedaliera e della tecnostruttura organizzativa. Tutto questo avrebbe dovuto avere come fulcro di ogni ragionamento la dimensione locale e, quindi, le periferie. La vera sfida della Regione dovrebbe essere – questo vale anche in campo sanitario – la creazione di un territorio forte strutturalmente, alternativo o sostitutivo all’ospedale. E’ dalla riorganizzazione del territorio, infatti, che si potrà riprogrammare un modello sanitario e socio assistenziale sardo capace di contenere, da un lato, le attuali distorsioni che hanno portato a quel costoso primato del 70% di ricoveri ospedalieri inopportuni più volte denunciati dalla Regione e, dall’altro, porre rimedio alla complicata questione delle lunghe liste d’attesa, solo parzialmente presa di petto fra le misure di efficientamento del sistema salute regionale. Il progetto proposto dalla Regione, che trova la sua sintesi nella Asl unica e nella razionalizzazione del sistema ospedaliero, a nostro parere, riscontra reazioni perché non dà serenità al locale e mortifica le legittime aspettative dei territori sardi. L’attuale tensione sociale esigerebbe un ripensamento in ordine a possibili depotenziamenti di diversi presidi sanitari col rischio di aumentare, inoltre, i costi per le famiglie.

Per questo, come Cisl sarda, pensiamo che la rete territoriale, senza il potenziamento, anche amministrativo dei distretti, non potrà garantire alla Sardegna condizioni di omogeneità nell’offerta dei servizi alle persone, dovunque esse siano. Riportare il centro delle cure sulla Comunità e sul territorio aiuterebbe, secondo la Cisl, a dare risposte ad un preoccupante invecchiamento della società sarda che ha diritto a una sistema salute/sociale completamente ripensato soprattutto in ordine all’evoluzione delle esigenze epidemiologiche e sociali dei cittadini sardi. La riscoperta della centralità dei Comunità locali meglio risponde ai principi di sussidiarietà e cittadinanza su cui è costruita la specialità della Sardegna E’ in tale direzione che, secondo la Cisl regionale, debbono andare i futuri investimenti nell’Isola, intensificando il confronto e la contrattazione sociale con le rappresentanze sindacali.

E’ altresì fondamentale, per la Cisl, far funzionare realmente il binomio sanità – socio assistenziale a sostegno di una popolazione sarda sempre più bisognosa di interventi sul fronte della non autosufficienza. Come sindacato – conclude il segretario regionale – siamo in attesa di aprire con la Regione un ragionamento sulle professioni sanitarie/socio assistenziali. Lo diciamo nella consapevolezza che spesso in Sardegna si è ragionato di sanità come di un’entità inanimata, che si muove per inerzia, macinando denaro pubblico, non tenendo conto di un sistema che opera spesso con tanto eroismo individuale e con un marcato utilizzo di contratti temporanei”.

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