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Toscana. Caporalato, Fai Cisl: “declinare anche a livello regionale la rete del lavoro agricolo di qualità”

Pubblicato il 10 Mag, 2016

10 Maggio 2016 – L’inchiesta della procura di Prato riaccende i riflettori sul fenomeno del caporalato nella nostra regione”. E’ quanto dichiara Emilio Sbarzagli, della Fai-Cisl Firenze-Prato ribadendo come questa nuova forma di schiavismo vada “combattuta anche attraverso la certificazione etica delle aziende che rispettano le regole”.

“Va resa efficace la funzione della “rete del lavoro agricolo di qualità” – prosegue  Sbarzagli –  che ha la sua cabina di regia presieduta dall’INPS e di cui fanno parte le organizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali, rappresentanti dei ministeri delle Politiche Agricole, del Lavoro, dell’Economia e della conferenza delle regioni. Questo strumento va declinato anche a livello regionale perché diventi condizione indispensabile per avere accesso ai contributi PAC e PSR.

Il caporalato purtroppo non è un’emergenza, ma stà diventando un dato strutturale del lavoro agricolo in molte zone del paese, e come vediamo sempre più anche qui da noi.
Spesso è soltanto la punta dell’iceberg che presuppone una organizzazione criminale ampia, efficiente e spietata. E’ giusto contrastare questo fenomeno attraverso i medesimi strumenti con i quali si contrastano le organizzazioni criminali di stampo mafioso, con l‘aggressione patrimoniale e la confisca dei beni a chi se ne avvale.

Le aziende che si sono affidate a queste società fittizie, dovrebbero riflettere sul loro operato e magari anziché esternalizzare il lavoro, farlo fare a lavoratori stagionali assunti direttamente da loro. Questo darebbe loro la certezza di essere nelle regole e di non contribuire ad alimentare questa rete criminale”.

 

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