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Indotto General Electric Nuovo Pignone. Fim Cisl Toscana: 19 licenziamenti alla Basis, ma sono centinaia i posti a rischio

Pubblicato il 1 Ago, 2016

Firenze, 1 agosto 2016. La Basis, che fornisce servizi aziendali al Nuovo Pignone, ha aperto la procedura di mobilità per 19 dei suoi 90 lavoratori. “L’azienda è in crisi da tempo e lo sappiamo – dice Alessandro Beccastrini, segretaio regionale Toscana Fim Cisl – ma la modalità brutale con il quale ha deciso di muoversi, spalleggiata dall’Unione industriali di Prato, ci preoccupa molto. E ci spinge a chiedere a GE-Nuovo Pignone di discutere da subito quel codice di relazioni industriali per il suo indotto, ci cui si parla, finora a vuoto, da tempo. E alle istituzioni di prestare grande attenzione alle difficoltà di tante aziende dell’indotto Nuovo Pignone: Regione e GE hanno annunciato di recente la creazione di centinaia di posti di lavoro sulla costa. A Firenze centinaia di posti di lavoro rischiamo invece di perderli. Ci auguriamo che dalla Regione ci sia la stessa attenzione.” Nell’immediato c’è da fare i conti con la crisi della Basis, “in difficoltà da tempo, tanto da aver utilizzato quasi tutti gli ammortizzatori sociali disponibili” spiega Beccastrini. “Siamo molto contrariati e preoccupati però per il modo in cui ci ha annunciato l’apertura delle procedure di mobilità per 19 persone. Farlo ora, alla vigilia dello stop di agosto, significa nei fatti rendere inutilizzabile gran parte dei 45 giorni per il confronto sindacale previsti dalla legge. Siamo ben consapevoli che c’è un problema e che va affrontato anche con provvedimenti difficili, ma vorremmo almeno discuterne. Questa scelta di Basis e Unione Industriali di Prato (l’azienda ha sedi a Firenze Prato) ce lo impedisce.” “Sosteniamo da sempre – conclude Beccastrini – che anche i fornitori di GE, alla luce delle relazioni sindacali importanti che esistono con la multinazionale USA, debbano avere un codice nelle relazioni industriali. Questo caso e la bassa congiuntura del comparto Oil&Gas che sta mettendo in difficoltà molte aziende dell’indotto del Pignone, ci dicono che oggi è ancora più urgente.”

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