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Lombardia. Congresso Fistel Cisl Bergamo, Luca Legramanti confermato segretario generale

Bergamo, 24 febbraio 2017 – “Serve un patto per la stampa a Bergamo. Un patto che permetta alle aziende di invertire una tendenza che rischia di azzerare un settore storico e importante per la nostra provincia. Noi siamo pronti a giocare la nostra partita, e chiediamo che Assografici non si tiri indietro, magari con una contrattazione specifica, e con le istituzioni che facciano la loro parte”. Così Luca Legramanti, riconfermato con voto praticamente unanime , segretario generale della FISTEL CISL di Bergamo, in occasione del Congresso della categoria (40 delegati per 1200 iscritti) presso il Patronato San Vincenzo, sede di una rinomata scuola professionale per tipografi. 
Il riconfermato segretario ha voluto ribadire la propria stima e attenzione nei confronti dei delegati che costituiscono l’ossatura del sindacato. “A queste persone, che hanno scelto liberamente l’impegno sindacale, abbiamo il dovere di garantire il massimo sostegno, non solo tecnico, ma soprattutto valoriale, e in molti casi di vicinanza personale. Abbiamo l’obbligo di affiancarli con l’attenzione e la cura che meritano, perché questo significa investire sulla rappresentazione reale e quotidiana del sindacato”.

Legramanti lancia la sfida e l’offerta di collaborazione, per salvare un settore che solo nella nostra provincia dà lavoro a oltre 5000 lavoratori, occupati in realtà piccole, medie e grandi. Dallo studio grafico alla grande industria, il territorio di Bergamo si caratterizza per la presenza di alcune eccellenze e di alcune realtà uniche per la loro produzione. In provincia hanno sede tre delle principali aziende italiane di stampa: Arti-Group, il gruppo Lediberg e il gruppo Pozzoni hanno qui la loro casa madre e insieme occupano più di 2000 persone, senza conteggiare l’indotto. Anche Rotolito Lombarda ha uno stabilimento produttivo nella nostra provincia che occupa quasi 100 persone. Il volume di fatturato che genera il settore grafico della nostra provincia è circa di 500 Milioni di euro.

Però, la crisi del settore carta e stampa degli ultimi anni, non ha mancato di lasciare traccia nel tessuto produttivo, con la scomparsa di decine di realtà importanti del territorio, le profonde crisi finanziarie di altre e le crisi industriali che invece hanno colpito e impoverito la forza occupazionale di alcune centinaia di posti di lavoro.

“Un settore strategico, che sta attraversando un periodo di profondi mutamenti, con situazioni in bilico tra la sopravvivenza e l’espansione, tra profonde ristrutturazioni, nuovi investimenti e nuove proprietà. Due dei principali gruppi industriali – sottolinea Legramanti – hanno da poco cambiato proprietà senza risolvere i loro problemi strutturali, nonostante siano realtà storiche che necessitano di interventi importanti e decisi”.
Sul territorio di Bergamo, ad esempio, due aziende generano il 50% del fatturato complessivo mondiale nel settore “agende”: “la concorrenza che si sta sviluppando negli ultimi anni, esclusivamente basata sul prezzo, sta danneggiando tutte e due le aziende. La concorrenza di bassa qualità sta lacerando un mercato in restrizione come quello di riviste, libri e cataloghi, che vede in un raggio di 100 Km, sulla A4, da Milano a Verona, tre dei più grandi gruppi di stampa. Servirebbe invece una concorrenza basata sugli investimenti, sull’innovazione, sull’ottimizzazione del ciclo produttivo, sulle professionalità e sul prodotto. Tutte questioni che le aziende lasciano per ultimo, concentrandosi sul costo del lavoro, salvo poi accorgersi che non è sufficiente”.
Negli ultimi anni, il settore ha dovuto scontare il fallimento delle Grafiche Mazzucchelli, “che a causa dei comportamenti fraudolenti del suo amministratore delegato è finita in bancarotta. Un dramma per le quasi 100 famiglie che traevano il loro reddito da quell’azienda”.
Quello dei cartai e cartotecnici è invece uno dei settori meno colpiti dalla crisi. Nella bergamasca esistono aziende di medie dimensioni per un giro di affari che si attesta intorno ai 250 milioni di euro. Una rete formata da tante piccole e medie aziende che hanno anche saputo innovare e investire in nuovi impianti, e da alcune che invece non sono riuscite a tenere il passo, e hanno dovuto passare di proprietà a grandi gruppi nazionali del Packaging.
Me qui, per Legramanti, c’è una ferita aperta: “le Cartiere Paolo Pigna e la controllata Rilecart tra gennaio e febbraio di quest’anno hanno causato la perdita del posto a quasi un centinaio di lavoratori.
Persone con un’età media alta, intorno ai 50 anni, con una professionalità non spendibile al di fuori del settore cartaio, e che difficilmente riusciranno a trovare un’occupazione nel breve periodo.
Si spera in un rilancio del gruppo Pigna da parte del fondo Idea, legato a DeAgostini e che l’occupazione possa aumentare, oltre le 90 persone rimaste in azienda. L’intervento sindacale però non finisce qui, e con Provincia e Regione stiamo cercando di istituire un progetto specifico per la riqualificazione e la ricollocazione dei lavoratori”.

 

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