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Emilia Romagna. Focus della Cisl Emilia Centrale sulla differenza salariale tra uomo e donna

 

Reggio Emilia, 13 Marzo 2017 – “Donne che guadagnano in media il 10,9% in meno degli uomini: è ora di cambiare cultura e lavoro”. Così William Ballotta, segretario generale della Cisl Emilia Centrale commentando i dati emersi all’incontro “(Al) meno il salario delle donne” che ha visto mettere a fuoco il tema dell’Equal Pay. Il focus della Cisl Emilia Centrale sulla differenza salariale  tra uomo e donna – sottolinea Ballotta –  rileva un quadro preoccupante ed è compito del sindacato farsene carico”. 

“Sono mediamente più bassi del 10,9% i salari/orari delle donne, una differenza che diventa del 33,4% sui redditi medi dichiarati al fisco e che vale, mediamente, 3.600 euro l’anno in meno – ha analizzato Margherita Salvioli Mariani, segretaria generale aggiunta della Cisl Emilia Centrale -. Le donne ‘lavorano meno’: proprio per i loro impegni su più fronti le donne accettano il part time più spesso degli uomini (il 60% dei part time sono ‘involontari’), e complice la crisi economica, nel 2016 siamo al penultimo posto in Europa per occupazione femminile, tra i 15 e i 64 anni, con il 48%. Oltre a lavorare meno sono pagate meno: la cosiddetta segregazione occupazionale le vede impegnate nelle mansioni più basse e nei settori meno remunerativi. La crisi ha aumentato questo divario, così come le situazioni di lavoro non retribuito regolarmente (lavoro nero). Per questo occorre lavorare sull’aspetto culturale, sulla redistribuzione paritaria dei carichi di cura e assistenza in famiglia, con reti di servizi che semplifichino e non complichino la conciliazione dei tempi di vita e del lavoro e con una contrattazione di secondo livello che risolva il problema del sottoinquadramento delle donne e valorizzi le loro competenze e professionalità. E’, anche, urgente che lo Stato riconosca la contribuzione figurativa per i periodi in cui le donne si dedicano alla cura ed all’assistenza di bimbi e anziani: un evento di maternità comporta per la donna in media una perdita di retribuzione annua del 12% a vent’anni dalla nascita del figlio. Se si afferma che la maternità è un valore bisogna fare scelte legislative coerenti”.
“A Reggio Emilia – ha osservato il vicesindaco Matteo Sassi – negli ultimi anni abbiamo osservato una riduzione del ricorso alle assistenti familiari – badanti ndr -. Siamo quindi preoccupati che i lavori di cura nelle case possano, come un tempo, tornare ad essere esclusivamente femminili. Per questo abbiamo dato vita al servizio sperimentale di tutouring familiare, messo in campo dall’Asp, per sostenere, assistere e affiancare le famiglie in questo delicato momento”
“Ci preoccupano – ha osservato l’assessore – i casi di femminicidio, ma fortunatamente ora l’attenzione mediatica è elevata. Rileviamo che nel pubblico il lavoro femminile è più radicato e c’è meno sperequazione retributiva. Mentre nel privato la differenza è molto più marcata ed è soprattutto qui che occorre intervenire”.
“Le donne, che sono il 51,6% della popolazione in Emilia Romagna – ha affermato l’assessore regionale Simona Caselli –, e vivono mediamente di più rispetto al dato europeo, sono effettivamente sottoinquadrate. Sono più esposte al rischio di povertà rispetto agli uomini e, in particolare, le giovani tra 16 e 24 anni, le madri single e le anziane sole. Un tema che spesso ha radici lontane. La segregazione occupazionale è frutto anche di una sorta di segregazione formativa molto netta (studio e formazione). Nonostante le ragazze abbiamo costantemente risultati migliori (sono più regolari nei cicli di studi, si iscrivono di più all’Università e in più conseguono il titolo universitario), tendono a evitare gli istituti tecnici a favore dei licei e a concentrarsi poi all’Università nei gruppi disciplinari, dell’insegnamento, letterario, linguistico, politico-sociale e medico. In Emilia-Romagna le laureate nelle discipline scientifiche e tecnologiche sono appena il 14,5% contro il 23% dei ragazzi. E le donne impiegano poi tempo ad essere assunte è il primo stipendio dopo università è il 20% più basso rispetto uomo”.
“Oltre 9.000 i casi di violenza registrati in regione – ha rilevato l’assessore -, a volte nei luoghi di lavoro. Preoccupa in particolare di oltre 700 denunce per stalking che denotano un limite culturale forte e una crescente incapacità da parte degli uomini di gestire il rifiuto da parte delle donne o anche semplicemente l’espressione di una libertà di movimento e di vita”.
Per il segretario generale William Ballotta “la Cisl da oggi può continuare a impegnarsi con rinnovato impegno nei luoghi di lavoro, con la contrattazione nazionale, aziendale e nei territori, oltre che con proposte, per riconoscere professionalità donne e inquadramenti”.

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