Toscana. Cgil, Cisl, Uil Modena e politiche migratorie: “ Manifestazione dei profughi sintomo di un disagio reale”

Pubblicato il 17 Mag, 2017

Modena, 17 maggio 2017. «La manifestazione dei profughi è sintomo di un disagio che cresce e che, se non affrontato correttamente, rischia di creare ulteriori tensioni non solo tra gli immigrati, ma anche tra loro e il territorio». Lo affermano Cgil Cisl Uil intervenendo sul corteo che si è svolto lunedì a Modena e al quale hanno partecipato alcune centinaia di immigrati. «È necessario accelerare i tempi di risposta alle domande di riconoscimento dello status di profughi – dicono i sindacati – Oggi l’attesa può superare anche due anni, con costi economici e sociali difficilmente sostenibili. Bisogna ridurre anche i tempi di permanenza nelle strutture di accoglienza. Solo così si possono prevenire difficoltà e problemi nella gestione dell’accoglienza che, finora, ha funzionato bene grazie alla disponibilità di molti Comuni». Cgil Cisl Uil commentano poi negativamente la prossima apertura a Modena di un Cpr (centro permanente per i rimpatri). I sindacati, che avevano già bocciato il Cie («una struttura inutile e costosa»), non approvano infatti, la nuova soluzione proposta dal governo. «Pur ribadendo la nostra contrarietà alla riapertura del Cie sotto mentite spoglie, chiediamo almeno che tutto il personale assegnato sia adeguatamente rafforzato e formato e~che i diversi soggetti del territorio – organizzazioni sindacali, associazionismo, mondo del volontariato – possano vigilare sulla gestione della struttura e sulle condizioni delle persone trattenute al suo interno. L’esperienza ha dimostrato che i centri di identificazione ed espulsione non possono risolvere e contrastare i problemi legati all’immigrazione e alla sicurezza. La battaglia degli anni scorsi per la chiusura del Cie di Modena è una conquista su cui non ci può essere nessun arretramento». A Modena, dopo numerose denunce e segnalazioni, il Cie è stato chiuso definitivamente nel 2013, in seguito alla mobilitazione di tanti soggetti, dalle istituzioni ai parlamentari, dalle associazioni ai sindacati. «Tutti avevano condiviso la necessità di porre fine a un’esperienza sbagliata. Modena, come qualunque altra città, non ha certamente bisogno di un Cpr, luogo in cui, come accaduto nei Cie, si rischia nella peggiore delle ipotesi la violazione dei diritti umani e della dignità delle persone, nella migliore una lunga e inutile detenzione senza risolvere il problema dell’identificazione. Ricordiamo, infatti, – proseguono i sindacati – che senza il riconoscimento e la conferma da parte dei Paesi di presunta origine, le persone non si possono rimpatriare. Il ritorno a strumenti di questo tipo rischia di alimentare odio in modo strumentale e creare tensioni nei territori che li ospitano». Cgil Cisl Uil di Modena aggiungono che i Cie-Cpr sono strutture costose che troppo spesso hanno foraggiato illegalità e ruberie da parte di chi le gestiva. Ecco perché i sindacati chiedono che le istituzioni locali e le parti sociali siano messe in grado di vigilare sulla gestione del Cpr, affinché sia garantita non solo la trasparenza e correttezza, ma anche l’integrazione degli ospiti nel tessuto sociale. Infine Cgil Cisl Uil ribadiscono che prima che la struttura sia funzionante, è indispensabile potenziare l’organico delle forze dell’ordine a tutela sia degli operatori che si occuperanno degli immigrati, sia dell’intero territorio, che non può rimanere scoperto.

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