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Puglia. Caporalato, Cisl e Fai Cisl a Regione: su questa emergenza serve strategia condivisa

23 Giugno 2017 – “Bisogna cambiare strategia. Quella messa in campo fino ad oggi è solo una parte della soluzione” E’ quanto sottolineano i Segretari generali della Cisl Puglia, Daniela Fumarola, e della Fai Cisl, Paolo Frascella in una nota congiunta che così prosegue:
” Indignarci, come cittadini, degli arresti effettuati nel brindisino è un’operazione di grande caratura sociale ma non porta risultati ai tanti lavoratori che ogni giorno, buona parte dell’anno, operano a stretto contatto con chi fa dell’illegalità la normalità”. Così  Gli aguzzini individuati dalla magistratura, tra i quali, ahinoi, si conferma una marcata presenza femminile, pagheranno i loro soprusi, ma non basta. Il fenomeno del caporalato più becero riempie le colonne dei quotidiani nazionali ormai da anni: è un’emergenza conclamata. Eppure ogni volta che scopriamo nuove forme di schiavitù e di sfruttamento del sacrosanto diritto al lavoro ci pare di ricevere un pugno nello stomaco. Bisogna cambiare strategia. Quella messa in campo fino ad oggi è solo una parte della soluzione. In Puglia potremmo sperimentare forme nuove di lotta al caporalato se solo smettessimo di interrogarci quando accadono eventi che ci indignano. Poi, passata l’emergenza emotiva che scuote i nostri territori, si ritorna all’ordinarietà e al rimpallo delle responsabilità di chi potrebbe fare ma non ha fatto. Nei mesi scorsi, ma anche nel 2016 e pure l’anno precedente, i sindacati pugliesi hanno più volte rivolto appelli alla Regione Puglia affinché velocizzasse la costruzione di una nuova rete di accoglienza e servizi utili ad arginare la piaga del caporalato. Nulla di fatto. Ancora siamo in attesa che il governatore Emiliano ci risponda. L’ultima volta che abbiamo, come rappresentanti dei lavoratori, rivolto un appello a Emiliano è stato lo scorso 13 aprile: da allora siamo in stand by. È arrivato il momento di dire basta a questo fenomeno che colpisce tante famiglie italiane e straniere costrette ad accettare qualsiasi contro-modello di lavoro pur di portare a casa pochi euro. Idee? Tante, ma occorre una strategia condivisa tra le Istituzioni (a tutti i livelli) le associazioni datoriali, i sindacati, le forze dell’ordine e l’Inps verso obiettivi comuni che si chiamano legalità, dignità e qualità del lavoro, lotta all’usura, difesa della qualità delle nostre aziende e delle nostre produzioni. Un vero e proprio cambio di approccio al rispetto sociale della legge.

Un passo importante, inoltre, si dovrebbe compiere sul tema dei trasporti dei lavoratori stagionali, nelle cui pieghe si annidano gli aspetti più virulenti del ricatto dei caporali. Proprio sui trasporti ci sono 6 milioni di euro regionali che non sono mai stati utilizzati: la Regione con le Società di trasporto provinciale (Stp) potrebbe predisporre una rete delle strutture alle quali concede finanziamenti per organizzare in loco il servizio di trasporto. Sarebbe uno strumento utile per fornire servizi per gli spostamenti dei lavoratori. C’è bisogno sicuramente di un coordinamento regionale delle attività da parte di un Prefetto, cosa che in Puglia è stata abbandonata visto che il Prefetto di Bari non ha più un mandato, come punto di riferimento, sul caporalato. Dobbiamo, inoltre, aprire un confronto che miri ad esaltare le leve contrattuali e bilaterali di settore. Occorre decidere insieme, ridisegnare metodi e modi anche per regolare il lavoro occasionale, ma limitando i destinatari di nuovi strumenti esclusivamente a pensionati e giovani studenti. È, infine, arrivato il momento di mettere tutti questi temi in un “Contratto” per il riscatto del lavoro agroalimentare che non escluda il contributo di nessuno. Su questi temi oggi rilanciamo la nostra sfida nella direzione di un Patto sociale per il rilancio del lavoro agricolo di qualità. Dobbiamo lavorare a modelli che leghino innovazione e tutele, produttività e salari, flessibilità e sviluppo della persona. Abbiamo bisogno di più contrattazione e di migliore contrattazione nazionale e provinciale. Di un utilizzo più maturo e incisivo della bilateralità. Si tratta di idee, ipotesi, proposte che possono dare altra linfa alla lotta al caporalato, così come lo è stata la legge applicata dai magistrati per effettuare gli arresti. Il 25 giugno di un anno fa il mondo del lavoro agricolo si è ritrovato a Bari per una imponente manifestazione che tra le sue argomentazioni aveva anche quella della lotta al caporalato. Sarebbe un bel segnale a un anno esatto da questo evento se la Regione Puglia riaprisse i canali di ascolto senza i quali una strategia è impossibile da realizzare”.

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