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Sardegna. La Cisl regionale al Congresso nazionale: “Occorre un politica produttiva espansiva”

30 giungo 2017 – “La Sardegna, come alcune altre aree del Sud Italia, ha bisogno di passare da una politica produttiva difensiva, che attende il superamento della crisi, a una politica produttiva espansiva, capace di far ripartire la produzione, in particolare quella industriale, oggi ai minimi storici, e l’occupazione”.

Con queste parole il segretario generale della Cisl sarda, Ignazio Ganga, ha sintetizzato , nel suo intervento davanti ai 1000 delegati riuniti a Roma per il XVIII Congresso nazionale Cisl confederale, una delle richieste che il sindacato farà alla Giunta fin dai prossimi incontri.

Questa politica produttiva espansiva “non potrà prescindere – ha aggiunto Ganga – da un’azione incentrata sul miglioramento delle competenze di giovani e lavoratori, per favorire l’integrazione anche delle Regioni in maggior ritardo di sviluppo rispetto ai grandi temi del rilancio della crescita nazionale, primo fra tutti, industria 4.0. Senza trascurare le azioni di politica sociale utili a recuperare quei differenziali che hanno acuito alcuni indici di sofferenza, fra cui la povertà”.

“Una delle questioni di maggior attenzione delle strategie confederali del prossimo futuro riteniamo debba essere – ha detto il segretario generale Cisl sarda – quella del rapporto fra sistema produttivo e trasporti, l’unico di grado di rendere la condizione di insularità un fattore di competitività piuttosto che di sofferenza perla nostra gente”.

“Fino a oggi – ha proseguito Ganga – l’insularità ha prodotto solo un incremento dei costi. E’ nostra convinzione che l’insularità, se ben giocata all’interno di un network globale e quindi su uno scenario di trasporti efficienti, può costituire un valore unico per identità, cultura, lingua, centralità mediterranea da poter spendere anche come leva per uno sviluppo possibile. Insularità su cui reinterpretare la nostra esperienza autonomistica e la nostra specialità, da intendere come fattori di unità nazionale piuttosto che di separazione e funzionale al superamento dei dislivelli che ne limitano la competitività, partendo da una perequazione fiscale che pareggi le condizioni competitive rispetto alle Regioni in vantaggio per prossimità territoriale”.

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