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Marche. Formazione, Neet: 2000 in meno nella regione. Giovani donne le più penalizzate

Pubblicato il 12 Lug, 2017

Ancona 12 luglio 2016 – Quasi un quinto dei giovani marchigiani ha terminato o interrotto il ciclo di studi e non è inserito in percorsi professionali o di formazione: sono i NEET, la generazione apparentemente “perduta” che non studia, non lavora e non si forma per migliorare le proprie competenze e, di conseguenza, le opportunità di carriera. Dopo l’inesorabile ascesa degli anni 2010 – 2013, dovuta al peggioramento della crisi economica e ai suoi riflessi sul mercato del lavoro, si è registrato dapprima un timido cambio di tendenza, poi notevolmente accentuato tra il 2015 e il 2016: nell’arco di 12 mesi, infatti, i giovani tagliati fuori dai processi produttivi o formativi sono scesi di oltre 2100 unità, passando da 43.931 a 41.803, pari al 19,2% dei marchigiani tra i 15 e i 29 anni. È quanto emerge dall’analisi e rielaborazione dei dati Istat 2016 sui giovani Neet, dell’Ufficio Studi della Cisl Marche.

I dati Istat, però, non sono per noi del tutto confortanti: se è vero, da una parte, che il dato marchigiano risulta inferiore alla media nazionale (24,3%), l’incidenza per genere dimostra ancora una volta la peculiare fragilità lavorativa e sociale delle giovani donne: nel 2016, il 22,1% delle marchigiane nella fascia d’età 15-29 anni non ha intrapreso percorsi professionali o di formazione, contro il 16,4% dei loro coetanei maschi.

“I dati ci dimostrano che anche nella nostra regione il percorso di studi e di inserimento lavorativo delle ragazze è più accidentato. – afferma Cristiana Ilari, Segretaria regionale Cisl Marche – Sono le ragazze ad abbandonare di più gli studi e in più gli indirizzi scolastici e universitari privilegiati dalle ragazze presentano tassi di occupazione ridotti e salari modesti. Autostima, capacità e competenze vanno costruite nel tempo in modo coerente a partire dall’orientamento scolastico e più che mai occorre tenere alta la guardia contro i fenomeni di discriminazione.

In generale per tutti il drop out che porta i giovani alla condizione di NEET può essere combattuto «valorizzando il sistema integrato di Istruzione e Formazione professionale e realizzando esperienze innovative nell’ambito del sistema duale con apprendistato di primo e secondo livello, come avviene in altri paesi europei. Solo una forte politica di progettazione e investimento che metta insieme tutte le energie buone degli attori sociali, imprese e sindacati, sistema scolastico ed enti di formazione con la regia dell’istituzione regionale – conclude Cristiana Ilari – può davvero rendere i giovani protagonisti del loro futuro”.

 

 

 

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