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Sardegna. Ganga (Cisl): Lunga la strada per limitare infortuni sul lavoro

Cagliari, 9 ottobre 2017. “La situazione degli infortuni sul lavoro potrà cambiare solo con una rinnovata capacità di fare rete fra Istituzioni, imprese e lavoratori, per arricchire un percorso intrapreso da tempo che ha visto obiettivi raggiunti e azioni realizzate, ma anche tanti traguardi non ancora superati”. Così Ignazio Ganga, segretario generale della Cisl sarda, durante la tavola rotonda organizzata dall’ ANMIL che ha celebrato oggi a Cagliari la 67.ma giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Analizzando i dati la riflessione è sostanzialmente obbligata: “Nonostante la Costituzione, le rivoluzioni (si è ormai dentro la quarta rivoluzione industriale), le encicliche, il diritto e i contratti, il lavoro in sé – commenta Ganga, delegato dalla segretaria generale confederale Anna Maria Furlan – sembra che continui a portarsi appresso un’antica maledizione e l’obiettivo “infortunio zero” continua ad essere, nonostante gli indubbi passi in avanti, una “promessa” ancora difficile da mantenere”. Questo in un’Italia che fa fatica a far ripartire l’economia e che registra solo tiepidi segnali sulla crescita, mentre la crisi ci consegna un Paese nel quale l’indebolimento della struttura produttiva, in particolare le micro-imprese, spesso sottocapitalizzate, “hanno perso cicli di innovazione non investendo quanto dovuto – dice Ganga – sulla risorsa umana e sulla prevenzione”. Il segretario generale regionale ha indicato l’impegno della Cisl nazionale a contribuire alla lotta per la prevenzione e contro gli infortuni sul lavoro su tre punti: azioni per il rafforzamento dell’alleanza tesa a irrobustire nel Paese la cultura della prevenzione e della sicurezza. impegno Cisl nel processo di cambiamento del modello di rivalutazione delle rendite. iniziative per la ricollocazione nel mercato del lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno subito infortuni. Un aspetto che dovrà poterci vedere, insieme all’Inail, accompagnare le ragioni di questa sentita esigenza sociale. DATI STATISTICI ITALIA Dopo un decennio ininterrotto di contrazione delle morti sul lavoro, soprattutto sul livello nazionale, si riscontra un’inversione di tendenza per la prima volta nel 2015, con un +9%, e, dopo un calo significativo (15%) nel 2016, i dati Inail nei primi sette mesi di quest’anno attestano che i decessi sono aumentati del 5,2%, raggiungendo quota 591, cioè 29 in più rispetto ai 562 dell’analogo periodo del 2016. Oltre a un +1,3% gli incidenti con feriti. Le denunce d’infortunio pervenute all’istituto sono state 380.236, 4.750 in più rispetto allo stesso periodo del 2016 (+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell’1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in più) e dell’1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in più). Al di là delle statistiche, comunque, i dati dei morti sul lavoro continuano ad essere comunque impressionanti, già 491 nei primi otto mesi del 2017 a livello nazionale, “in ordine ai quali – dice Ganga – non si può, ogni anno, avviare una discussione di circostanza. Inoltre, a fronte di numeri di denunce per infortunio sul lavoro stabili, si registra un costante incremento di denunce per malattie professionali a livello nazionale”. SARDEGNA Il fenomeno delle malattie professionali colpisce particolarmente la nostra regione, visto che nel 2017 il numero di denunce per malattie professionali in Sardegna ha superato quello della Lombardia, con 3074 casi (ma nello stesso periodo dell’anno precedente erano 3923). Purtroppo su questo fronte l’Isola si è ‘meritata’ il quarto posto tra le regioni italiane. Ancora rilevante il numero di denunce per infortuni: a livello regionale nel 2017 sono state 8.891 di cui 1.044 in itinere (l’11,7%). In controtendenza rispetto all’incremento dei morti sul lavoro registrato a livello nazionale, in Sardegna se ne sono verificati 6 nel 2017, in calo rispetto agli 11 del periodo gennaio-agosto 2016. Per quel che concerne la rischiosità sul lavoro è da porre in evidenza la situazione dell’agricoltura che pur occupando solo il 6%della forza lavoro sarda registra intorno al 13% del complesso degli infortuni dell’Isola.

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