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Sardegna. Ganga (Cisl): “Lavoro unica speranza per ridurre tasso povertà”

Pubblicato il 20 Nov, 2017

Cagliari, 18 novembre 2017. La piaga della povertà in Sardegna non può dirsi migliorata soltanto perché l’Istat ha certificato che l’incidenza della povertà relativa sulle famiglie nel 2016 è passata dal 14,9% al 14,0%. Oppure perché nella nostra regione esiste il Reddito di inclusione. Né può consolare il fatto che tra le regioni meridionali quella sarda è messa meglio rispetto a questa emergenza. Da molti anni la Cisl ripete che la madre di tutte le povertà è l’assenza di lavoro, che non solamente genera disoccupazione, ma anche fuga dei giovani dall’isola, precarietà di vita, malattie, crisi familiari, perfino suicidi. La povertà ha il volto dei circa 400 mila sardi senza lavoro ( con appena 134 mila persone che lo cercano attivamente) su una zattera alla deriva; dei 450 mila nostri concittadini che hanno come massimo titolo di studio la licenza elementare e 544 mila appena la licenza di scuola media inferiore. Praticamente non attrezzati per un mondo del lavoro dove cultura e competenze informatiche e tecno-scientifiche saranno fondamentali; dei pensionati che rinunciano alle terapie farmacologiche perché troppo costose. La Cisl continua a sostenere che il ragionamento del reddito di inclusione, che come Organizzazione abbiamo condiviso, dovrebbe essere declinato e rafforzato maggiormente in quest’Isola attraverso il lavoro. In tal senso non vorremmo che le poste di bilancio – in aumento sulle povertà che abbiamo condiviso (comprendenti Povertà/Reis/Caritas/Banco Alimentare/avviso Includis/Avviso Fai), circa 25.278.400 € provenienti dall’FSE che si sommano agli ormai storicizzati 30.200.000€ di risorse regionali – possano significare un voler gettare la spugna sul ruolo da attribuire al lavoro come strumento principale per contrastare la povertà. La 1^ Giornata mondiale dei poveri, che si celebra domenica 19 novembre 2017, consente di ribadire che alla Sardegna serve, oggi più che mai, un welfare non solo utile a contrastare il disagio dei cittadini sardi in condizione di sofferenza e di povertà. I numeri dicono che non è più tempo per interventi transitori, simbolici, settoriali o categoriali che mantengono il nostro welfare come è attualmente: frammentato, monetario, risarcitorio, assistenzialista, diseguale e autoreferenziale. Agli amministratori regionali la Cisl chiede, dunque. politiche concrete di attenzione alla povertà in direzione della creazione di lavoro, e di attrezzarsi anche organizzativamente per conoscere il fenomeno del disagio economico-sociale per contrastarlo con efficacia.

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