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Lazio. Teatro dellìOpera di Roma, al via la nuova stagione. Sindacati: “Ancora insoluti i temi fondamentali per l’immediato futuro della Fondazione”

Pubblicato il 12 Dic, 2017

Roma, 12 dicembre 2017 – “Anche quest’anno le lavoratrici ed i lavoratori del Teatro del’Opera di Roma metteranno tutta la loro professionalità e la loro passione, ma lo faranno in un clima di crescente insoddisfazione e di motivata preoccupazione per il futuro”.  E’ quanto si legge in una nota congiunta di Slc Cgil Roma e Lazio, Fistel Cisl Lazio e Uilcom Uil Roma e Lazio nel giorno prende il via la nuova stagione dell’Opera di Roma. “Nonostante la narrazione fortemente ottimistica di questa gestione rimangono insoluti temi fondamentali per l’immediato futuro della Fondazione”- si precisa nella nota che così prosegue: 
 
“L’esposizione debitoria  non registra significative inversioni di tendenza. Come rilevato dalla “1° Relazione Semestrale 2017 del Commissario straordinario del governo per le fondazioni lirico-sinfoniche” “…lo stock debitorio, pari a 53 milioni di euro complessivi, rimane molto elevato, rappresentando per dimensioni la seconda esposizione a livello nazionale…”. Del resto nel 2015 si è registrato un aumento del debito di ben 9 milioni nonostante le prescrizioni contrarie della Legge 112/13. A riguardo la relazione del Commissario Sole è perentoria nel prescrivere per il breve-medio periodo un intervento di ricapitalizzazione da parte dei Soci e migliorando le azioni di found raising dai privati (sorprende come la “buona stampa” anche a livello internazionale non si traduca poi in forme di “mecenatismo” che ad oggi appaiono più che decisive per il raggiungimento di un reale equilibrio finanziario). – Aumento dei debiti tributari rispetto a quanto previsto dal Piano di risanamento. Nel 2016 risulta non versata la quota di Irpef per 5,8 milioni di euro. Quota oggetto di un piano di rientro con l’Agenzia delle Entrate di cui sarebbe opportuno avere effettiva evidenza, tenuto conto anche delle potenziali ricadute sui lavoratori. – Aumento dei costi di produzione. A fronte di un numero di alzate di sipario stabile nel 2016 rispetto al 2015 (185 rispetto a 186) si registra un incremento non indifferente dei costi di produzione di circa 1,6 milioni in più. Tale aumento non è giustificato da significative differenze produttive e fa della Fondazione quella con il maggior costo di produzione per alzata ( cit. relazione del commissario Governativo Sole). L’aumento dei costi di produzione non si traduce per altro in maggior punteggio FUS in quanto con le performances del 2015 il Costanzi ha già raggiunto il massimo del punteggio. Di fatto siamo di fronte ad un aumento “secco” dei costi del quale non è in alcun modo possibile, ad oggi, capirne i motivi dal momento che la Direzione del Teatro si rifiuta di fornire i dati disaggregati delle singole produzioni. – Scelte gestionali non in linea con lo spirito del piano di risanamento. Come, ad esempio, la scelta di dotare il Teatro di due Direttori Artistici anziché uno; la scelta di avvalersi di onerosi patrocini legali privati nella gestione dell’ingente contenzioso legale per questioni giuslavoristiche anziché avvalersi dell’Avvocatura Generale dello Stato (contenzioso che spesso vede la Fondazione soccombere e che, forse, si sarebbe potuto evitare magari con un più lungimirante percorso di confronto sindacale); la scelta di erogare premi alla dirigenza mentre si continua ad applicare al resto della forza lavoro tagli alle retribuzioni per un totale di circa 1,5 milioni di euro annui sebbene l’accordo sindacale che li prevede sia scaduto di fatto nel 2016. – Una gestione del confronto con i lavoratori totalmente autoreferenziale e priva di contenuti. Una realtà che ha attraversato eventi drammatici come quelli del 2014 e che ha visto i lavoratori partecipare al progetto di risanamento con importanti sacrifici in termini economici e di aumento della produttività non può continuare a considerare il confronto con i rappresentanti dei lavoratori come una sorta di fastidio inevitabile al quale prestarsi il meno possibile. Così come non può non onorare impegni sottoscritti continuando a far quadrare i bilanci con i tagli alle retribuzioni dei lavoratori neanche fossero una sorta di “bancomat”. L’ostinazione con la quale la Dirigenza si rifiuta di fornire i dati di bilancio disaggregati, così da permettere una reale comprensione delle difficoltà e dei problemi reali della Fondazione, davvero non si comprende più. Appellarsi alla privacy dei dati suona addirittura ridicolo…come se i conti economici di un’”azienda”, peraltro a controllo pubblico, non riguardassero i lavoratori ed i cittadini. Viene da chiedersi davvero il perché di questa ritrosia incomprensibile. Ecco questi sono i fatti che caratterizzano il clima con il quale l’Opera di Roma si appresta a celebrare “il rito della prima”. La storia dell’uomo solo al comando avversato dai nostalgici di un passato deteriore fatto di sperperi e privilegi ormai non regge più. In questi anni, con buona pace del Sovrintendente, le lavoratrici ed i lavoratori dell’Opera di Roma hanno, con la loro professionalità e disponibilità, fatto fronte alla cronica carenza di organico della Fondazione. L’aumento delle produzioni e la contemporanea diminuzione del perimetro occupazionale alla lunga producono storture gestionali ed il rischio più che teorico di un abbassamento della qualità complessiva dell’offerta. Lo spettacolo dal vivo è un settore tipicamente “labour intensive” dove il fattore “umano” ha un incidenza imprescindibile nella produzione nel suo complesso. Così non è più possibile continuare. E’ tempo per l’Opera di Roma di aprire un confronto vero sul proprio futuro. A questo confronto non può più sottrarsi il Sovrintendente Fuortes ma non possono più sottrarsi le istituzioni locali, ad iniziare dalla Sindaca di Roma nella sua qualità di Presidente dl Consiglio di Indirizzo della Fondazione, alle quali chiediamo l’apertura immediata di un confronto. Il piano di risanamento e le condizioni create dal nuovo quadro legislativo che sovrintende la gestione delle Fondazioni Lirico sinfoniche non permettono ulteriori rinvii”.

 

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