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Veneto. Cisl Belluno Treviso: “Governare la trasformazione della nostra economia è un dovere di tutti”

Pubblicato il 27 Giu, 2018
27 giugno 2018. “In provincia di Belluno l’economia è in graduale ripresa e l’occupazione in crescita. Lo certificano i dati: dal momento peggiore della crisi, il mese di aprile del 2014, sono stati recuperati quasi 6.000 posti di lavoro. Tuttavia, rimangono da affrontare diverse questioni ad oggi irrisolte. Tra queste, la precarietà dei posti di lavoro, l’utilizzo sproporzionato del lavoro somministrato e la perdita del potere d’acquisto dei salari. Inoltre, sono ancora molte le crisi industriali presenti nel nostro territorio. Basti pensare alla situazione di aziende come la Ideal Standard e la Wanbao Acc”. Così il Segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso.
“Le organizzazioni sindacali stanno cercando con tutti i mezzi possibili di governare i processi di riorganizzazione di queste realtà, anche grazie al vitale aiuto della Regione, con l’importante supporto dell’assessore al lavoro Elena Donazzan e di tutto il suo staff. Eppure rimane un senso di delusione se si pensa a ciò che il territorio potrebbe realmente offrire per la ricollocazione dei lavoratori, che per noi sono prima di tutto persone e non numeri.
Lo scorso ottobre Cgil, Cisl e Uil e le associazioni di categoria hanno firmato un accordo provinciale fortemente voluto dal sindacato per la gestione delle politiche attive. L’obiettivo dell’accordo è sempre stato quello di generare un tavolo tecnico, costituito da organizzazioni sindacali, datoriali, Camera di Commercio, Provincia e Centri per l’impiego per favorire gli investimenti nella valorizzazione e nella riconversione delle persone e progettare politiche attive del lavoro e azioni di outplacement più aderenti e mirate alle tipologie di profili professionali richiesti dalle aziende del territorio”.
“Altro obiettivo dichiarato -prosegue Roffaré- è quello di lavorare assieme per creare maggiori opportunità occupazionali per le persone iscritte ai Centri per l’impiego e coinvolgere, con un impegno sociale e nel rispetto dei ruoli reciproci e delle politiche aziendali complessive, le aziende che impegnano risorse in personale formato e motivato, mettendo in campo una vera e propria operazione di investimento etico sul territorio.
In particolare, quest’ultimo punto diventa fondamentale, considerato che il saldo tra cessazioni e assunzioni nel manifatturiero è in attivo da 2 anni e che alcune aziende, soprattutto metalmeccaniche e chimiche, lamentano la scarsità di figure professionali necessarie per la loro espansione. Se le imprese comunicassero chiaramente i profili richiesti, si potrebbero avviare dei percorsi di riqualificazione ad hoc di lavoratori in cassa integrazione o in disoccupazione, impegnando le aziende stesse alla loro assunzione una volta terminato il periodo di formazione. Il tutto nell’ambito di un tavolo territoriale in cui istituzioni, associazioni, aziende e lavoratori siano sostenuti da un patto di solidarietà con l’obiettivo di garantire la crescita economica del territorio e la tenuta della coesione sociale. Governare la trasformazione della nostra economia è un dovere di tutti e lavorare in rete è una scelta strategica non più rinviabile”. 
 

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