PIL e benessere, dunque, non stanno andando nella stessa direzione. La Coesione Sociale, anche se su livelli migliori di quelli che si osservavano nei momenti più pesanti della crisi, è tuttavia peggiorata significativamente nella seconda metà del 2016. E’ aumentato, infatti, il divario del tasso di occupazione tra le regioni italiane: nelle regioni meridionali la situazione del mercato del lavoro è tornata a deteriorarsi dopo il recupero che si era osservato nel primo e nel secondo trimestre”. E’ quanto emerge dal Barometro nazionale Cisl di giugno, il bollettino a cura dell’Ufficio Studi a della Confederazione di Via Po, diffuso oggi nell’ambito del Congresso Nazionale della Cisl in corso a Roma. 
 “Il nostro Barometro nazionale mostra che bisogna migliorare le condizioni di vita delle famiglie, dando più spazio alla crescita, attraverso le due leve: la  politica redistributiva e la riduzione della pressione fiscale a favore delle aree sociali medie e basse del lavoro dipendente, dei pensionati e del lavoro autonomo. La ripresa degli investimenti pubblici stornati dal calcolo del deficit, nell’ambito di un Piano di investimenti europei assai più efficace del Piano Junker”.
Sottolinea la Segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, commentando i dati. “Occorre migliorare la qualità  del Lavoro, favorendo il lavoro stabile. Bisogna rafforzare i redditi dando più spazio alla contrattazione innovativa e alla partecipazione e -aggiunge Annamaria Furlan – lavorare per una coesione sociale che sostenga l’inclusione nel lavoro e nelle opportunità. Serve anche una ragionata e intelligente politica industriale, che sia una visione condivisa fra Governo e Parti Sociali sul posizionamento competitivo della manifattura italiana nel mondo e sulle strategie  del suo sviluppo, del suo rafforzamento, della sua innovazione, della sua produttività  che ogni attore, per il suo ruolo,  dovrà gestire”.  
 

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