Sfratti in Italia nel 2015. Dai dati del ministero degli Interni gli sfratti eseguiti in diminuzione del 10,44% rispetto al 2014

Il ministero dell’Interno ha reso noti i dati dei provvedimenti di sfratto relativi all’anno 2015. Dall’analisi del Rapporto emerge che le sentenze emesse (64.676) sono in diminuzione del 16,5% rispetto al 2014, mentre le richieste di esecuzione sono state 153.658, in crescita del 2,4% rispetto al 2014. Per quanto riguarda gli sfratti eseguiti, si è riscontrata una diminuzione del 10,44% rispetto al 2014, con 32.546 provvedimenti portati a termine.

Dai dati emerge che le regioni che hanno visto diminuire le sentenze di sfratto sono il Piemonte (-49,4%), la Puglia (-32,5%), la Valle d’Aosta (-25,4%), il Friuli (-25,2%) ed il Veneto (-17,7%). Tendenza opposta invece in Abruzzo (+32,8%) e Basilicata (+20,6%).
La regione che presenta il maggior numero di sentenze di sfratto è la Lombardia con 12.308 provvedimenti, ovvero il 19% del totale nazionale, seguita dal Lazio con 8.745 (il 13,5%) e dall’Emilia Romagna con 6.145 (pari al 9,5%).
Lombardia che risulta essere anche la regione che presenta il maggior numero di esecuzioni presentate all’Ufficio Giudiziario, con 61.268 richieste, pari al 39,9% del livello nazionale. Seguono l’Emilia Romagna con 15.263 (9,9%) ed il Lazio con 13.125 (8,5%).
Sempre la Lombardia detiene il primato del numero degli sfratti eseguiti (5.743, il 17,6% del totale nazionale), seguita dal Lazio (3.852, l’11,8%) e dalla Toscana (3.307, il 10,2%).
Il rapporto mette in luce un lieve miglioramento della situazione tra i provvedimenti di sfratto emessi ed il numero delle famiglie residenti in Italia: nel 2014 era di uno sfratto ogni 333 famiglie, mentre nel 2015 il dato si attesta ad uno sfratto ogni 399 famiglie.
Il dato tuttavia più preoccupante che emerge è che anche nel 2015 il 90% del totale degli sfratti rimane motivato da morosità incolpevole, ovvero da coloro che, per varie ragioni (perdita del lavoro, basso salario, ecc.) non riescono a corrispondere la cifra dovuta per il pagamento del canone di locazione.

Per  la Cisl positiva la lieve flessione delle sentenze di sfratto, ma resta allarmante l’incidenza degli sfratti per morosità incolpevole sul totale dei provvedimenti messi in atto. Così come è preoccupante l’aumento delle richieste degli Ufficiali Giudiziari ai commissariati per l’assistenza della forza pubblica nelle procedure di sfratto.
Inoltre, il dato relativo agli sfratti eseguiti con l’uso della forza pubblica – che risulta essere in diminuzione – non deve trarre in inganno, vista l’incompletezza delle informazioni di molti comuni: Milano, Venezia, Bologna, Roma, Viterbo, Napoli, Bari, Catania, Palermo e Ragusa.
A fronte di quanto emerso dal rapporto, secondo la Cisl se da un lato  risulta positivo il rifinanziamento del Fondo c.d. “morosità incolpevole”, prorogato al 2020, non si comprendono le ragioni che hanno portato il Governo ad azzerare lo stanziamento del Fondo di sostegno all’affitto, eliminato dalla Legge di Stabilità del 2016.
Recentemente, alla presentazione dello studio relativo al disagio abitativo in Italia, realizzato dalla Cisl insieme al Sicet Nazionale ed alla Caritas Italiana, il ministro delle Infrastrutture nel corso del suo intervento ha affermato che il 2016 sarebbe stato l’anno della “svolta” per le politiche della casa.
Ora, sebbene dai dati pubblicati emerge una realtà ancora molto problematica e non si intravvede una prospettiva di inversione di tendenza, auspichiamo che l’esecutivo metta in atto una seria e concreta politica volta ad arginare una situazione di emergenza che colpisce un elevato numero di famiglie italiane, affrontando la questione abitativa non come un problema di ordine pubblico o, peggio, di assistenza sociale, ma mettendo in campo provvedimenti concreti e strutturali inserendo le politiche abitative all’interno di una politica di welfare, con il coinvolgimento delle parti sociali, ripristinando un flusso di finanziamenti certi e costanti, in parte provenienti anche dalla fiscalità generale, che permetta di ricollocare la politica della casa in una costante, normale e programmabile gestione e convocando il Tavolo nazionale di concertazione sulla politica della casa istituito con l’art.4 della legge 9/07.

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