Emilia Romagna. Verso la privatizzazione della sanità: primi effetti su pronto soccorso e servizio Cuptel. Allarme Cisl

Pubblicato il 26 Nov, 2022

La manovra economica presentata dal Governo trascura la sanità con gravi ripercussioni a livello regionale e, quindi, anche reggiano. Le risorse previste – circa due miliardi di euro – basteranno appena per il caro bollette, ma non risolveranno il problema delle liste d’attesa e degli organici carenti. Per non parlare dei buchi di bilancio provocati da due anni di lotta al Covid-19, che restano sul groppone delle Regioni. L’accusa arriva dalla Cisl Emilia Centrale, che esprime preoccupazione per le condizioni di lavoro degli operatori sanitari reggiano e la tenuta dei servizi nel nostro territorio.
«Solo a Reggio Emilia il disavanzo ammonta a 82 milioni di euro, mentre a livello regionale sfiora gli 840 milioni – ricorda il segretario generale aggiunto della Cisl Funzione pubblica Emilia Centrale Gennaro Ferrara – Quest’anno la Regione Emilia-Romagna ha ripianato il debito, ma per il 2023 si prevedono perdite complessive superiori al miliardo di euro. Rischiamo il blocco delle assunzioni, l’allungamento delle liste d’attesa anche per gli interventi». 
Per la Cisl, inoltre, il personale sanitario italiano resta il più sottopagato d’Europa, nonostante il recente rinnovo del contratto nazionale consenta ai lavoratori di ricevere nella mensilità di novembre gli arretrati 2019-2021. 
«Il nuovo contratto in realtà è già superato, perché quest’anno l’inflazione viaggia al 12-13%. Siamo delusi – ammette Ferrara -. Ci aspettavamo dal Governo un chiaro riconoscimento economico del lavoro svolto quotidianamente dai professionisti sanitari. Speravamo che la recrudescenza del Covid-19, l’aumento delle aggressioni a personale sanitario, l’allungamento delle liste d’attesa e soprattutto i sempre più pesanti carichi di lavoro degli operatori avrebbero convinto il Governo a rafforzare il sistema sanitario pubblico con risorse adeguate. Invece nulla. Del resto la stessa premier Meloni la sanità non l’ha nemmeno citata nel suo discorso programmatico di un mese fa». 
La Cisl teme che la sanità pubblica non rappresenti più una priorità. Il sindacato di via Turri sottolinea che, dopo essere cresciuta costantemente tra il 2000 e il 2010, da dieci anni la spesa sanitaria ha iniziato a calare. Se nel 2010 ammontava al 7% del Pil, secondo le stime del Governo nel 2025 sarà calata fino al 6,1%, mentre l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha indicato nel 6,5% del Pil la soglia minima di spesa per assicurare una sanità pubblica di qualità e accessibile a tutti.
«Ci sembra si stia andando verso una progressiva privatizzazione della sanità – avverte la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo –. Lo dimostra a livello locale l’avvio delle operazioni per appaltare i pronto soccorso degli ospedali di Correggio e Scandiano, mentre si esternalizzano attività del servizio Cuptel dell’Ausl di Reggio. Chiediamo di cambiare le politiche sanitarie, altrimenti progetti come gli ospedali di comunità e la medicina territoriale resteranno inattuabili e – conclude Papaleo – diventerà sempre più difficile tutelare la salute dei cittadini reggiani».

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