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Puglia. D’Alò (Fim Cisl): “Gruppo ex Ilva Acciaierie D’Italia. Il Governo si faccia carico del disagio dei lavoratori. Rilanciare il Gruppo attraverso una governance solida, guidato dal maggior investitore».

Oggi nel gruppo Acciaierie D’Italia la CISL, la FIM CISL con tutte le categorie degli Appalti
(metalmeccanici, multiservizi, edili e trasporti), insieme a Fiom Cgil e Uil Uilm, mantenendo fede
agli impegni assunti, ha avviato le prime 24 ore di mobilitazione (sono state programmate
complessivamente 48 ore).
La grande partecipazione dei lavoratori è davvero eloquente. «Nella loro partecipazione
attiva, nei loro volti e nelle loro parole – afferma il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò

  • sono racchiuse le difficolta del momento, soprattutto a Taranto ma non solo».
    Dalle prime luci dell’alba le portinerie sono state presidiate. Poi il corteo dei circa 2mila
    manifestanti.
    «Abbiamo ribadito che la ex Ilva è al minimo produttivo storico, la gestione del sito è al
    degrado. Un po’ tutti, lavoratori e sindacati tutti, mai ci saremmo aspettati di vedere una azienda
    che sbatte la porta in faccia a 145 imprese di appalto senza concordarlo con nessuno. Non possiamo
    e non vogliamo assistere all’agonia del siderurgico, stiamo rischiando di far sprofondare Taranto in
    una crisi sociale e occupazionale gravissima. È per questo – aggiunge D’Alò – che siamo in sciopero
    in tutto il gruppo. La crisi non è una condanna storica inevitabile, è frutto di una serie di errori dei
    Governi precedenti. Questo è il momento di girare pagina e di costruire le soluzioni per far
    riprendere lavoro e investimenti. Perdere Taranto significherebbe anche dare un duro colpo a tutta
    la metalmeccanica italiana».
    Lo sciopero di questa mattina è fatto nel nome della sofferenza e della dignità delle migliaia di
    lavoratori che questa crisi sta travolgendo. Ai 1.700 cassintegrati cronici di Ilva in Amministrazione
    Straordinaria, ai quasi 3mila di Acciaierie d’Italia ora si vogliano aggiungere 2mila cassintegrati
    nell’indotto, che già soffrono per i mancati e ritardati stipendi.
    «Non si può pensare che l’industria dell’acciaio, che in tutta Europa genera profitti per le
    imprese e alti stipendi, a Taranto si traduca in precarietà e insicurezza sociale così grave», attacca
    D’Alò.
    Poi l’appello della Fim Cisl al Governo italiano. «Questa volta siamo di fronte ad un Governo
    forte e stabile, per questo chiediamo di ribaltare la situazione alla ex Ilva, con una governance
    solida dove chi investe guida il gruppo. Se lo Stato è il maggiore investitore deve avere potere
    decisionale. Per questo finalmente su più fronti, parte pubblica compresa, si chiede un cambio del
    governo d’impresa, che assicuri una gestione corretta degli impianti garantendo la sicurezza dei
    lavoratori e delle famiglie dentro e fuori la fabbrica. In vista della prossima assemblea dei soci di
    Acciaierie D’Italia, prevista per questo venerdì, chiediamo al Governo di essere determinato e
    chiaro. Le risorse ci sono – conclude D’Alò – ma non posso essere date senza cambiare la gestione».
    Infine, la Fim Cisl fa presente che il più grande polo siderurgico d’Europa ha bisogno di
    competenze e di un soggetto privato per poter lavorare. La scommessa con Arcelor Mittal non ha
    funzionato, ma per fare impresa servono investimenti privati e competenze per vincere sui mercati
    internazionali quali quelli dell’acciaio.

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