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VII Rapporto Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM)

E’ stato recentemente pubblicato dall’INAIL l’ultimo Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM) risultato dell’attività di sorveglianza epidemiologica dei casi incidenti di mesotelioma maligno rilevati dalla rete dei Centri Operativi Regionali (Cor). Il ReNaM si struttura come un network ad articolazione regionale. Presso ogni regione è istituito un Cor con compiti di identificazione di tutti i casi di mesotelioma incidenti nel proprio territorio e di analisi della storia professionale, residenziale, ambientale dei soggetti ammalati per identificare le modalità di esposizione ad amianto.Il periodo di riferimento del rapporto va dal 1993 al 2018, ma per questo ultimo anno la rilevazione risulta incompleta per le difficoltà segnalate da molti Centri regionali nel disporre degli indispensabili strumenti di verifica della completezza dei dati, come le schede individuali di dimissione ospedaliera. Nello specifico si rileva che in Campania e Abruzzo la funzione dei Cor è attualmente sospesa, mentre la rilevazione di Molise, Calabria e Sicilia, risulta incompleta.L’indagine riporta informazioni relative a 31.572 casi di mesotelioma maligno (MM) con diagnosi fino al 31.12.2018. Oltre il 50% dei casi rilevati sono registrati fra i residenti in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna (56,7%).La sede anatomica di insorgenza è la pleura per il 93,2% dei casi e il peritoneo per il 6,3%. Sono presenti inoltre 63 casi del pericardio e 91 della tunica vaginale del testicolo. Per l’81% dei casi la diagnosi è di mesotelioma maligno certo (con conferma istologica). Fino a 45 anni la malattia è rarissima (solo 1,4% del totale dei casi registrati).L’età media alla diagnosi è di 70 anni senza differenze apprezzabili per genere. Il rapporto di genere (casi di genere maschile per ogni caso di genere femminile (M/F) è pari a 2,6. Il 72% dei casi archiviati è di sesso maschile. La percentuale di donne passa dal 27,2% per i mesoteliomi pleurici a 33,3% e 41% rispettivamente per i casi del pericardio e del peritoneo.Le modalità di esposizione sono state approfondite per 24.864 casi (78,8%) e, fra questi, il 69,1% presenta un’esposizione professionale (certa, probabile, possibile), il 5,1% familiare, il 4,3% ambientale, l’1,5% per un’attività di svago o hobby. Per il 20% dei casi l’esposizione è improbabile o ignota.
Quanto ai settori maggiormente colpiti:

  • l’edilizia (16,2% del totale della casistica)
  • la metalmeccanica (8,8%)
  • il settore tessile (6,3%)
  • le attività dei cantieri navali sia di costruzione che di riparazione e manutenzione (7,4%).

Il restante quadro è estremamente variegato e frazionato con la presenza di numerosi ambiti produttivi nei quali l’esposizione è avvenuta per la presenza del materiale nel luogo di lavoro e non per uso diretto.Dal ReNaM emerge chiaramente che ogni anno in Italia muoiono circa 1600 persone a causa dell’asbesto (se sommiamo tutti morti legati alle patologie asbesto-correlate arriviamo ogni anno a circa 3000 decessi) e il picco è previsto negli anni 2025-2030.Sono evidenti gli impatti devastanti sulla comunità degli esposti, ex-esposti, dei cittadini e delle loro famiglie e la prevenzione è l’unica strada da percorrere.Gli strumenti per la rimozione dell’amianto, a partire da quelli economici, ci sono: bandi INAIL-ISI, finanziamenti del PNRR, finanziamenti nazionali, regionali e locali. Le procedure anche.Pertanto invitiamo tutte le strutture a intraprendere un’azione più efficace e continuativa con tutti gli stakeholder coinvolti, a partire dalle amministrazioni interessate e dalle associazioni delle vittime, per garantire nell’immediato risposte concrete a lavoratori e cittadini.

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