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In vista dell’incontro dei Ministri del lavoro di un G20 incerto in uno scenario internazionale contraddittorio.

Pubblicato il 2 Set, 2019
Tokyo, agosto 2019.  Sono preoccupati i leaders delle Confederazioni Sindacali dei paesi del G20 di fronte all’ondivago andamento degli ultimi Vertici dei venti paesi più sviluppati del mondo, piattaforma che concorre con il più blasonato G7, quest’ultimo ancora orfano di Putin, emarginato da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina già in predicato di essere candidata molto accreditata per l’ingresso nell’Unione Europea.   
La dichiarazione del Labour 20 definita a Tokyo, destinata al Summit dei Ministri del Lavoro che si terrà a Matsuyama nella prima settimana di settembre, ribadisce e rilancia molti punti già di fatto assunti dal G20 negli ultimi anni, ma non implementati secondo le aspettative e secondo gli impegni sottoscritti.   E si ripete la litania di richieste di garanzie sulla “just transition”, sulle tutele per i nuovi lavori, le ”piattaforme”, il lavoro informale e fintamente autonomo, le catene di fornitura globale, la digitalizzazione, la robotizzazione, etc.   
Si insiste perché si abbia meno vaghezza sul tema dei salari, sul reddito minimo “dignitoso”, sui sistemi di protezione sociale, con tutta la difficoltà che si riscontra rispetto a culture che, pur dialogando, affondano i propri riferimenti in substrati storici, geo-economici e sociali talvolta davvero poco compatibili.   Il G20 di fatto si è costituito dieci anni fa come “risposta” alla crisi finanziaria ed economica che aveva prodotto un effetto “domino” devastante a partire dal crollo della Lehman Brothers, che aveva scosso fin dalle fondamenta il sistema nordamericano.  La crisi si allargò come un sisma inarrestabile fino a colpire tutti i paesi del mondo, con le conseguenze che conosciamo soprattutto in Europa, che per il suo debole sistema istituzionale e bancario, che non ha le stesse potenzialità di intervento della “Federal Reserve” americana,  ha impiegato poi quasi dieci anni per cominciare a trovare una via di uscita dignitosa dalla crisi che ha quasi messo in ginocchio l’economia continentale.   
Ma il G20 di oggi non è lo stesso G20 di dieci anni fa, pur esprimendo un area di paesi più ampia e sicuramente più plausibile rispetto al peso economico e strategico del G7 nello scenario internazionale, con la Russia presente senza preclusioni, il ruolo crescente dei giganti come la Cina, l’India, il Sudafrica, ma anche il ruolo non più da “outsider” delle economie emergenti di Brasile, Messico, Argentina, Indonesia, etc.   
Non ci sono più gli Obama, o i Lula o le Cristina Kirchner, orientati più o meno da visione progressista in solido impianto “multilateralista”…I “Trump” o Bolsonaro o Macri di oggi sono espressione di una lunga onda populista, sovranista, molto più orientata a idee di difesa di confini, imposizione di dazi, rimessa in questione dei criteri del commercio internazionale, protezionismi vari.   Eppure in questi anni il giudizio sul ruolo del G20, con tutte le sue articolazioni, soprattutto quella dei Ministri del lavoro e dell’economia, non è stato negativo.   Si è imposta negli anni una fruttuosa interlocuzione con il Labour 20 (i Sindacati dei paesi del G20) e il Business 20 (le Organizzazioni imprenditoriali).   
E sul tavolo dei grandi “decisori” delle 20 economie più forti del pianeta sono state poste ed affrontate via via le questioni più spinose e importanti per il mondo del lavoro: occupazione stabile, contrattazione collettiva, catene di fornitura globale, parità di genere, “economia della cura”, etc. addirittura con dichiarazioni congiunte (nel 2011) tra le Organizzazioni imprenditoriali e le Confederazioni dei Sindacati dei lavoratori dei 20 paesi.   
Sulla centralità della “contrattazione collettiva” si è espressa a Tokyo la Segretaria Generale della Cisl Annamaria Furlan, ribadendo come “…ovunque si diffonde la contrattazione migliorano equità, distribuzione, solidità democratica e persino la capacità competitiva e innovativa delle imprese e dei sistemi economico-sociali”.   
La Segretaria della Cisl ha sottolineato l’importanza di “confermare la buona prassi che si è andata consolidando negli ultimi anni”, con la richiesta però ai Ministri del Lavoro di “includere definitivamente e strutturalmente la rappresentanza del lavoro nell’architettura istituzionale del forum del G20”.   

Preoccupato invece per una nuova possibile crisi economica il Presidente della DGB tedesca Reiner Hoffmann, che ritiene il mondo “meno preparato” rispetto alla situazione precedente alla crisi del 2008 e con un debito ulteriormente cresciuto.    I segnali di “non dialogo” nel recente G7 di Biarritz, dove il Presidente Macron non è riuscito a far sottoscrivere una dichiarazione finale, e la prospettiva di una difficile gestione del Vertice G20 del prossimo anno, che si terrà in Arabia Saudita, paese che non certo si distingue per una brillante situazione di rispetto dei diritti umani (e delle libertà associative), impongono alla Confederazione Internazionale dei Sindacati una forte riflessione sul futuro ed esigono un più consistente investimento delle Organizzazioni nazionali dei lavoratori su questo terreno di confronto.   
Il G 20 in Arabia Saudita potrà essere di fatto una grande occasione, ha detto Sharan Burrow, la Segretaria Generale ITUC, per mettere “sotto i riflettori” le problematiche complesse che si ritrovano in quel paese, simbolo di progresso economico con indicatori di crescita impressionanti ma dove si registrano ancora severe limitazioni di diritti e sperequazione sociale insostenibile.   All’incontro del Labour 20 ha partecipato anche il Direttore Generale dell’OIL Guy Ryder, che ha ribadito le conclusioni della Commissione sul futuro del lavoro (guidata dall’italiano Giovannini) recentemente presentate alla Conferenza di Ginevra che ha celebrato il centesimo anniversario della costituzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, unica Istituzione internazionale che vede gli attori sociali protagonisti, insieme ai Governi, nella elaborazione delle Convenzioni fondamentali sul lavoro.   C
gil, Cisl e Uil confermano attenzione e partecipazione agli appuntamenti del Labour 20 al massimo livello, con due Segretari Generali presenti a Tokyo (Furlan e Barbagallo), i Segretari Confederali Ragazzini (Cisl) e Veronese (Uil) ed i responsabili internazionali delle tre Confederazioni.
 
Giuseppe Iuliano*
 
* Responsabile del Dipartimento internazionale Cisl
 

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