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Conversione in legge decreto Reddito cittadinanza: una scheda di lettura

 Aprile 2019 – Una scheda di letturadella Cisl  relativa al D.L. 4/2019 che prevede l’introduzione del Reddito di Cittadinanza (Rdc), convertito in Legge 28 marzo 2019, n. 26, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n.75 del 29 marzo 2019 il 27 marzo scorso. 

“Un provvedimento che dovrebbe avere un significativo impatto sul contrasto alla povertà ed una serie di implicazioni per quanto concerne l’attivazione lavorativa dei beneficiari” – spiegano Luigi Sbarra, Segretario Generale Aggiunto Cisl ed  Andrea Cuccello, Segretario Confederale Cisl ricordando che “la nuova misura giunge alla fine di un percorso assai celere  nel quale il Governo non si è aperto ad un processo concertativo. “Non ci ha coinvolto nella fase di costruzione dello strumento, mentre il Parlamento ha mostrato maggiore attenzione alle nostre istanze introducendo qualche modifica suggerita da Cgil, Cisl e Uil ed in particolare alcune revisioni proposte dall’Alleanza contro la povertà che ci hanno visto attivamente partecipi. Permane tuttavia la sensazione che la rapidità con la quale si è voluto introdurre lo strumento e la mancanza di un confronto adeguato con le istituzioni regionali e locali, le parti sociali e le associazioni che da anni si occupano di povertà sul territorio rischi di aver generato una misura che innanzi tutto non tenga nella giusta considerazione l’effettiva condizione delle strutture che dovrebbero sostenere la componente inclusiva per i beneficiari. Riteniamo che innanzi tutto i Centri per l’impiego, incaricati di sostenere l’attivazione lavorativa, ma anche i Servizi Sociali contro la povertà dei Comuni, il cui compito è quello di accompagnare i nuclei con particolari difficoltà verso l’inclusione, necessitino di un tempo ben maggiore per poter essere adeguatamente potenziati e sostenere il previsto afflusso dei beneficiari. Inoltre ci sembra che, proprio a causa di questa rapidità, il testo del provvedimento risulti particolarmente contorto ed in diversi tratti possa necessitare di alcune sostanziali revisioni anche a breve. Queste tuttavia non potranno che essere effettuate attraverso passaggi legislativi, data l’abolizione del Piano di contrasto alla povertà, da noi non condivisa, che avrebbe permesso d’intervenire in maniera più rapida e diretta, oltre a consentire un’adeguata e partecipata programmazione per gli anni a venire”.

“La nuova misura, nelle stime governative, dovrebbe interessare una platea pari ad 1,3 milioni di famiglie e dovrebbe consentire una sensibile riduzione della povertà per buona parte degli interessati, grazie ad un sostanziale importo del beneficio. I primi dati non ufficiali indicano un numero significativo di domande ma inferiore alle attese. Tuttavia data le novità insite nel nuovo strumento occorrerà attendere diversi mesi prima di poter avere un’idea dell’effettivo impatto del Rdc.
Occorre rilevare che, nonostante le nostre puntualizzazioni avanzate nel corso della audizioni parlamentari, permangono una serie di criticità nella definizione dello strumento. L’importo del sostegno economico è particolarmente elevato per le famiglie monocomponente mentre risulta troppo contenuto per le famiglie con minori. Questo a causa di una scala di equivalenza appositamente creata per il nuovo strumento. che tuttavia è troppo appiattita e poco rispondente agli effettivi bisogni dei più deboli, siano essi minori o disabili. Lo sbilanciamento del sostegno a sfavore delle famiglie numerose è accentuato da una ripartizione del beneficio sbilanciata verso la parte reddituale rispetto a quella destinata alla copertura dei costi dell’abitare. Un sostegno economico meglio tarato avrebbe permesso una maggiore rispondenza ai bisogni delle famiglie in difficoltà
I vincoli anagrafici imposti agli stranieri extra UE, risultano oltremodo stringenti e discriminatori, hanno dubbi profili di costituzionalità e sono contrari alla normativa della UE in materia, oltre a determinare ricadute negative anche sui senza dimora”.
Grazie alle modifiche parlamentari, è stata invece positivamente recuperata una certa continuità con il REI per quanto riguarda sia l’indirizzo dei beneficiari verso il Patto per l’Inclusione sia il ruolo degli ambiti territoriali e dei comuni nella gestione dei medesimi. Anche il monitoraggio e la valutazione della misura sono stati potenziati seguendo le nostre richieste e questo, sebbene permanga un certo verticismo nella gestione della misura, potrebbe permettere in futuro una maggiore trasparenza ed una più facile individuazione delle eventuali modifiche da effettuare.
E’ senz’altro positivo che si sia colta l’occasione per rilanciare un potenziamento dei Centri per l’Impiego, richiesto e atteso da anni, con riforme più volte avviate e sempre rimaste sulla carta, da ultimo con il Jobs Act.
Ora per la prima volta si interviene con ingenti stanziamenti di risorse finalizzati ad un numero molto significativo di assunzioni e ad un potenziamento infrastrutturale, compreso l’uso di piattaforme digitali dedicate. Peraltro durante l’iter parlamentare è stato in parte risolto il nodo dei navigator da inserire con contratti di collaborazione che, in seguito ad un accordo tra Ministero del lavoro e Regioni, e come anche da noi chiesto con forza, saranno soltanto 3000 e con un percorso già tracciato di stabilizzazione, mentre le altre assunzioni saranno effettuate dalle Regioni con contratti a tempo indeterminato.
Certamente resta come fortemente problematica la questione della tempistica delle assunzioni presso i servizi per l’impiego: soltanto gli inserimenti dei 3000 navigator (e, forse, di 1.600 contratti a tempo determinato per cui erano già state avviate le procedure dai precedenti governi), potranno avvenire in pochi mesi, mentre per le prime 4.000 assunzioni previste dalla legge di bilancio dal 2019 ci vorranno i tempi lunghi e differenziati richiesti da 20 diversi bandi di concorso regionali.
E’ dunque evidente che la parte “lavoristica” del Reddito di cittadinanza partirà ben dopo l’erogazione degli assegni, e che, in generale, si dovrà attendere ancora per un sistema di servizi all’impiego in linea con le esigenze di chi cerca lavoro e con le altre esperienze europee.

Altra forte criticità è il timore che tale potenziamento sia indirizzato preminentemente, se non esclusivamente, a far funzionare la nuova misura. Invece le politiche attive devono rappresentare un livello essenziale di prestazione per tutti gli utenti e non soltanto per chi è al di sotto di certe soglie Isee. A generare tale timore contribuiscono diverse previsioni del decreto: i “navigator” sono esplicitamente deputati a fare da tutor ai soli percettori di RdC; anche le piattaforme digitali sono espressamente dedicate alla nuova misura; l’Assegno di Ricollocazione viene incoerentemente sospeso per tre anni per i percettori di Naspi a favore dei soli beneficiari del RdC; si introducono criteri per valutare la congruità dell’offerta di lavoro diversi rispetto a quelli vigenti per gli altri percettori di trattamenti di sostegno al reddito, sia per quanto riguarda il numero di offerte rifiutabili, sia per quanto riguarda la distanza dall’abitazione, sia per la retribuzione (con l’introduzione, peri percettori di RdC, di un parametro fisso per considerare “congrua” la retribuzione, dalle implicazioni problematiche), criteri che di volta in volta penalizzano o avvantaggiano i percettori di RdC, e che quindi probabilmente non sono frutto di un chiaro disegno, ma che, di fatto, dividono i disoccupati in due platee.

Infine, ancora manca una più forte attenzione a una virtuosa triangolazione sussidiaria tra Centri per l’Impiego, Agenzie private per il lavoro e servizi offerti dai sindacati, che tramite una maggiore collaborazione potrebbero offrire più servizi e di migliore qualità.

La parte d’inclusione legata al Sociale, ovvero la presa in carico delle famiglie indirizzate verso i Servizi di contrasto alla povertà dei comuni, potrà invece beneficiare del “rodaggio” che ha già sperimentato con il REI, ma occorrerà monitorare che il potenziamento delle strutture dedicate e degli operatori sociali proceda adeguatamente e su tutto il territorio nazionale, in modo che la componente attiva della misura non rischi di rimanere per molti degli interessati solo sulla carta.

Seguiremo nei prossimi mesi attentamente l’attuazione del Reddito di cittadinanza al livello centrale e sul territorio, accompagnando e fornendo sostegno alle famiglie coinvolte sia con le nostre strutture che attraverso i nostri servizi”.

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