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Trentasei anni fa l’assassinio di Tarantelli. Sbarra: “La sua lezione è sempre attuale. Un patto sociale il modo migliore per onorare la sua memoria ed il suo sacrificio”

Pubblicato il 27 Mar, 2021

Dobbiamo far tesoro della lezione sempre attuale di Ezio Tarantelli. Occorre ricercare la massima condivisione tra Governo e parti sociali per affrontare la difficile fase di emergenza sanitaria, economica ed occupazionale provocata dalla pandemia”. È quanto sottolinea oggi il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un intervento sul Sole 24 ore a trentasei anni dal barbaro assassinio di Ezio Tarantelli, l’ispiratore dello storico accordo di San Valentino del febbraio 1984 tra il Governo Craxi, la Cisl e la Uil sul raffreddamento del punto di scala mobile.
“Era il 27 marzo 1985 quando due brigatisti gli spararono con una mitraglietta davanti alla Facoltà di Economia de “La Sapienza”, ricorda Sbarra. “Tarantelli era un economista di grande profilo, allievo di Federico Caffè e di Franco Modigliani. Aveva difeso con coraggio le sue idee sulla necessità di restituire al sindacato spazi di “agibilità negoziale” sottratti alle dinamiche automatiche del costo del lavoroSosteneva che bisognava puntare sulla contrattazione e su una maggiore autonomia e responsabilità delle parti sociali nelle scelte di politica economica. Questo era il suo modello “riformista” che trovò una efficace applicazione anche nel decennio successivo nei grandi accordi di “concertazione” tra Governo e parti sociali sulla politica dei redditi che ci salvarono dalla bancarotta, tenendoci agganciati all’Europa monetaria”.
Per il neo leader della Cisl “costruire nelle prossime settimane un grande “patto sociale” è il modo migliore per onorare la memoria ed il sacrificio di un grande intellettuale che ha pagato con la propria vita per aver indicato al paese un percorso riformatore alternativo al conflitto”. Sbarra aggiunge che “bisogna recuperare i ritardi del piano vaccinale, favorendo come parti sociali la somministrazione dei vaccini nei luoghi di lavoro. Ma nello stesso tempo dobbiamo sostenere le attività economiche, difendere tutti i posti di lavoro, ridurre le diseguaglianze sociali, unire finalmente il nostro Paese. Questa è oggi la sfida”.
Per il leader Cisl “il premier Draghi, con la sua autorevolezza è nelle condizioni di poter indicare, come seppero fare in passato altri storici leader europei, la strada di una collaborazione virtuosa per favorire la coesione sociale, ridurre il divario Nord-Sud, costruire le condizioni per una economia “green”, ridisegnare il nostro sistema industriale nel segno della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. Siamo ancora dentro la tempesta, con tante vertenze industriali aperte da mesi. Per questo abbiamo chiesto al Governo di prorogare quanto più possibile il blocco dei licenziamenti almeno fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà finita. Dobbiamo uscirne con un nuovo sistema di protezioni sociali universali e con una struttura efficiente di politiche attive per il lavoro. Il Recovery Plan può indubbiamente rappresentare una formidabile occasione per modernizzare le infrastrutture materiali ed immateriali, rafforzare la sanità ed i servizi sociali, cambiare in meglio la scuola ed il sistema formativo, l’università, la ricerca, digitalizzare il territorio e la pubblica amministrazione. Ma dobbiamo discutere con il Governo come monitorare insieme i progetti ed i tempi di realizzazione, valutare le ricadute sociali, garantire la trasparenza, la qualità, la sicurezza del lavoro. I posti di lavoro stabili si creano soprattutto con investimenti innovativi, chiamando le parti sociali a discutere delle riforme economiche (a partire dal fisco) che devono accompagnare questo necessario processo di ricostruzione del paese. Dobbiamo concordare insieme gli obiettivi da raggiungere e che cosa ogni soggetto sociale può mettere in campo per favorire gli investimenti e la creazione di nuova occupazione. Questa è la vera “concertazione”, il modello di co-responsabilità sociale e partecipativo che Tarantelli sognava non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa”.

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