Roma, 13 giugno 2017. E’ stato presentato oggi, alla presenza della Segretaria generale Annamaria Furlan, il 3° Rapporto Ocsel che analizza i contenuti di 2.094 accordi frutto della contrattazione decentrata svolta negli anni 2015 e 2016 in 1.478 aziende che occupano 753.304 addetti. 
Si tratta di uno spaccato legato ai soli accordi che le strutture sindacali immettono nella banca dati dell’osservatorio, in questo report non è contabilizzata la contrattazione territoriale, che sarà al centro di un prossimo rapporto e che in settori come edilizia, agricoltura e artigianato è in realtà molto attiva e copre migliaia di Pmi e centinaia di migliaia di lavoratori. I settori più coperti dalla contrattazione nell’osservatorio sono il commercio (19% del totale accordi), il metalmeccanico (16%), il chimico (15%), l’edilizia (14%), le aziende di servizi e terziarie (10%) e il tessile (7%), a dimostrazione che la contrattazione di secondo livello ormai segue l’evoluzione dell’economia verso il terziario e non rimane confinata nel manifatturiero.
“Dalla ricerca emergono notizie davvero importanti. La contrattazione di secondo livello riguarda quasi tutti i settori produttivi, dal commercio ai servizi, si sta davvero diffondendo in questi ultimi anni”. Commenta Annamaria Furlan, “Finalmente si è usciti dalla contrattazione di governo della crisi – ha aggiunto – e si è arrivati ad una contrattazione di rilancio della produttività e del salario”.  “La contrattazione di secondo livello, antitesi del salario minimo e del reddito di cittadinanza –dichiara Furlan- non è più patrimonio della grande imprese. Il lavoro che la Cisl ha fatto in questo senso ha dato un contributo formidabile per le grandi e le piccole imprese ma va recuperata anche nella P.A.” 
Rimane –per Furlan- il dramma del Sud dove la contrattazione di secondo livello è poco presente.  Mentre infatti il 32% degli accordi registrati sono relativi a gruppi presenti in più regioni del territorio, un altro 48% riguarda aziende del Nord, il 14% quelle del Centro e solo il 6% il Sud e le isole, a dimostrazione di un certo squilibrio territoriali che vede la contrattazione svilupparsi soprattutto nelle aree maggiormente dinamiche economicamente del paese. Questo dato è appesantito dal fatto che se si misura la sola contrattazione salariale, questa viene svolta per ben il 70% al Nord. “Il pubblico impiego rappresnta un’altra grande sfida per la contrattazione di secondo livello. Noi adesso andremo al tavolo sui contratti e va fatta una contrattazione ente per ente, ospedale per ospedale, comune per comune. Inoltre -aggiunge la Segretaria generale- la Cisl propone di detassare gli accordi di secondo livello anche nella P.A”. 
Altro dato importante, tiene ad aggiungere Furlan è che sulla contrattazione è più facile fare sintesi unitaria. “Credo ci siano tutta una serie di motivi -spiega- per cio’ che avviene perché nella contrattazione non c’è la speculazione di terzi ma solo il confronto genuino tra le parti sociali”   “Mi auguro che Confindustria esca dal limbo delle riflessioni e avvii un percorso chiaro. Noi siamo pronti e il confronto potrebbe essere chiuso in poco tempo”. Dichiara Furlan rivolgendosi a Confindustria con cui il 4 luglio si riprenderà la trattativa sul Patto per la Fabbrica che dovrebbe ridisegnare, tra le altre cose, anche il modello contrattuale.
 
Secondo Gigi Petteni, Segretario confederale Cisl, “la contrattazione decentrata vive una nuova fase di sviluppo e di azione, certamente tutta ancora da consolidare, determinata dal fatto che in questo non facile post-crisi impresa e lavoro sono impegnati a ricercare risultati di competitività ma al tempo stesso di coinvolgimento attivo dei lavoratori”.
“Occorre –prosegue Petteni- far tornare al centro del dibattito sindacale e pubblico il senso e i contenuti della contrattazione capace di coinvolgere attivamente impresa e lavoratore, dando strumenti e protagonismo a categorie, operatori e delegati impegnati. La Cisl –sottolinea Petteni- è convinta che la diffusione della contrattazione decentrata e i tassi di copertura della stessa rispetto alla platea dei lavoratori siano più consistenti di quello che comunemente viene ritenuto. Se nell’opinione di alcuni protagonisti e analisti spesso si ritiene che la contrattazione decentrata copra non più del 20% dei lavoratori italiani (tanto da non
volergli affidare eccessivi ruoli), i dati sulla diffusione della contrattazione di produttività all’insegna della detassazione introdotta dal governo, sul peso della contrattazione territoriale in settori come artigianato, edilizia e agricoltura, sulla stessa contrattazione aziendale osservata da OCSEL suggeriscono una copertura ben più vasta, certamente dinamica e non in via di riduzione. Abbiamo quindi motivo per conoscere di più gli accordi che si stanno realizzando, -conclude il Segretario confederale- proprio perché contrattare vicino ai lavoratori che rappresentiamo è diventato sempre più strategico e significativo”.

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