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Giornata nazionale migranti Furlan: “Accoglienza e integrazione, un dovere dell’Europa”

Pubblicato il 3 Ott, 2017

Roma, 3 ottobre 2017 – “No alle persecuzioni, alle stragi in mare ed alla tratta dei profughi. L’ accoglienza e l’integrazione dei migranti è un dovere dell’Europa”. E’ quanto dichiara la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime dell’ immigrazione, rivolgendo il pensiero della Cisl a tutti quegli uomini, donne, bambini ed anziani che nel tentativo di fuggire dai loro paesi, dilaniati da guerre e conflitti, per riprogettare più serenamente la propria vita e quella dei loro familiari, hanno trovato e continuano a trovare la morte nel Mediterraneo”.
Per la Cisl però, questa data simbolica con la quale viene ricordato e commemorato quel drammatico giorno in cui, nel 2013, 368 persone persero la vita in un naufragio a largo di Lampedusa, non deve essere un mero esercizio di memoria, ma deve guidare l’impegno di tutti per fare in modo che ciò non si ripeta. “Tenere vivo questo ricordo, infatti, – dichiara dalla sua Liliana Ocmin, Responsabile Giovani, donne, immigrati della Cisl.- è importante ma da solo non basta come purtroppo abbiamo avuto modo di constatare in altre simili occasioni, occorre invece un vero progetto di governance del fenomeno che, sotto l’egida dell’ONU e con il contributo fattivo dell’Europa, punti, se non ad eliminare, a ridurre sensibilmente questi rischi senza però staccare lo sguardo dai diritti fondamentali delle persone. L’Italia sta lavorando in questa direzione, ma occorre fare di più. La situazione in Libia, dopo gli accordi con il nostro Paese, racconta una situazione al limite dell’umano. I campi di raccolta profughi sono per lo più “zone franche” dove spesso i diritti umani vengono ripetutamente negati e calpestati. Lo sa l’Italia, lo sa l’Europa, lo sanno tutti. Bisogna far presto e agire con assoluta trasparenza. Ogni giorno, ogni ora che passa si rischia di spegnere non solo le speranze di questa gente ma la loro stessa vita”.

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