“Lo abbiamo visto nella lotta contro il terrorismo che è stato vinto grazie al supporto di tutto un paese ma dove il luogo del lavoro, la rappresentanza del luogo del lavoro, ha giocato un ruolo fortissimo. L’abbiamo visto nei vari momenti di forte difficoltà economica del paese, penso agli accordi del 1992 e 1993.  Quando il sindacato ha fatto il bene comune in un momento in cui il Paese si trovava in un momento economico di fragilità estrema, ma anche di un bisogno importante di essere tra i protagonisti nella costituente Europa, l’Europa dell’euro”.

“Siamo in uno di quei momenti, di grande difficoltà. Ce lo dicono i dati: dopo una breve e molto fragile ripresa siamo ripiombati di nuovo in una situazione di crescita zero; anche i dati occupazionali che sembrano leggermente migliorati, in realtà dimostrano tutta la loro fragilità, perchè non si guarda alle ore di lavoro perse” sottolinea Furlan.  “Le ore lavorate -spiega- sono quelle che ti permettono di capire il dato occupazionale. Ma non solo quello: il Paese sta diventando fanalino di coda rispetto a tante produzioni industriali su cui si è sempre fortemente caratterizzata la nostra economia e la nostra capacità di competitività. La forbice tra ricchezza e povertà si è allargata: l’Italia è una cartina di tornasole formidabile per capire cosa è avvenuto nel mondo occidentale. Davanti a tutto ciò c’è bisogno di una grande forza sociale che sappia rimettere il Paese nella logica che parlare di sviluppo e crescita significa anche parlare di qualità della vita delle persona, di partecipazione attiva e quindi di democrazia che non è solo andare a votare ogni 4 anni. Democrazia è qualcosa che fa crescere e responsabilizza la persona. Fa partecipare con il senso di essere utile”.

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E spiega come “il nostro Paese, che ha conosciuto dei tassi di partecipazione al voto straordinari, si sta sempre di più americanizzando. Poi certo abbiamo situazioni che ci fanno ben sperare, come rappresentare lo Stato e le istituzioni sia al contrario il primo elemento per costituire la comunità della partecipazione”. E rivolgendosi al il Sindaco Nardella sottolinea come la sua presenza “dimostra che la logica della partecipazione non è contraria alla logica del potere delle istituzioni, anzi al contrario: è l’istituzione che crea le condizioni per creare comunità e allora ad esempio la parola sicurezza non coincide con la pistola sul comodino vicino al letto ma coincide nel rendere tutta una città centro, nel senso che c’entrano le persone, la loro qualità della vita: dall’illuminazione ai trasporti, di poter fruire di momenti di cultura che significa stare assieme. Oggi il sindacato -ribadisce Furlan- ha anche questo compito insieme ai tanti di buona volontà che nel volontariato e nelle istituzioni tentano di cambiare questo destino che appare inesorabile per cui l’unica relazione chiara è esser contro qualcuno e qualcosa. Noi crediamo che comunità, società si costituisca essendo a favore di qualcuno e qualcosa; in questo senso dobbiamo risindacalizzare il modello sociale gestendo il cambiamento in modo tale che attraverso la contrattazione, nostro strumento principe”.

La leader della Cisl conclude ringraziando la Sindaca di Roma, Virginia Raggi,  “per aver portato la solidarietà e la presenza dello Stato in un quartiere davvero di periferia dove ormai era consentito ad un gruppo di squadristi di minacciare una famiglia che con diritto prendeva finalmente possesso di una casa popolare, una famiglia rom. Lei ha portato lì lo Stato e la ringraziamo davvero tanto di questo coraggio e di questa determinazione. La Cisl vuole fare la stessa cosa, dal nostro punto di vista, con il nostro ruolo. Viverle quelle periferie, stando in quella comunità perché se lì arriva il sindacato, arriva la Cisl,  le persone si sentiranno un po’ meno sole. E con la nostra capacità di contrattazione e rappresentanza, magari riusciremo a portare qualcuno di quei servizi che manca totalmente in quelle periferie. Comuntià si crea condividendo i bisogni, lottando assieme per poterli esaudire”.

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