“Le sfide odierne e future sono diverse, -ha sottolineato nella sua relazione Meazzi- così come dovranno esserlo le risposte. Ritengo opportuno uno stile come quello che condivido oggi indossando la stessa camicia che molti portano al lavoro, perché non è più tempo di negoziazioni in giacca e cravatta ma di riportare al centro dell’attenzione il lavoratore, di condividere e tutelare le sue aspettative con realismo e schiettezza. Dobbiamo essere una Federazione che opera con lo spirito della Sussidiarietà dove le singole debolezze diventano elemento di forza nel lavoro comune, dove la leadership è funzionale al risultato che vogliamo raggiungere: lavoratori tra e per lavoratori attuando il concetto di “Prossimità”. Ed ha ribadito come necessaria sara’ la continuità del lavoro fatto finora sulla contrattazione, che dovrà tenere in ancor maggior considerazione il concetto di partecipazione. “Un tema che non potrà più essere presente nei soli documenti, ma che dovrà costituire una prassi abituale. I lavoratori debbono sentirsi veri protagonisti”.
“Siamo impegnati in un rinnovamento generazionale dell’organizzazione con criteri che valorizzino la competenza ed i risultati ottenuti, una sana meritocrazia nel rispetto delle regole. Ciò significa organizzare un passaggio graduale delle competenze e dei ruoli in tempi certi e con modalità condivise. Porteremo avanti il riconoscimento da parte delle imprese e la conseguente valorizzazione dello spiccato senso “di servizio verso i cittadino” che i lavoratori hanno mostrato sempre, in particolare nelle ultime emergenze. Infine concretizzeremo l’accorpamento agendo con le forme previste dagli statuti ben prima del prossimo congresso Nazionale”.
Intervenuta al congresso, anche la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che ha sottolineato come “Il connubio tra persona e lavoro oggi sia fortemente in discussione a causa del populismo sindacale”. Fondamentale per Furlan la situazione delicata del “Vecchio Continente” soprattutto in questo ultimo periodo, così in balia della “guerra a pezzi” di cui parla tanto Papa Francesco. “Dobbiamo scuotere le coscienze per pretendere più Europa e più lavoro- ha affermato Furlan. “Il fiscal compact è un freno a mano per la crescita e lo sviluppo: se vogliamo che i cittadini credano ancora nell’ Europa dobbiamo rivedere il sistema economico e renderlo più equo e giusto per tutti”. Furlan, tornando a parlare dell’ Italia, ha rilanciato il tema della partecipazione organizzativa ed azionaria dei lavoratori alle scelte delle imprese attraverso una legge che da anni è nei cassetti parlamentari. Non poteva poi mancare il riferimento alle assise cisline che si stanno tenendo in tutta Italia. “I congressi servono per definire obiettivi e persone- ha precisato Furlan- ma dobbiamo andare verso una organizzazione con una leadership diffusa attraverso il protagonismo dei delegati nei posti di lavoro e nei territori- ha concluso il numero uno di via Po.