30 Maggio 2018. L’ultimo bilancio sociale dell’Inps e il recente confronto sulla legge di Stabilità 2018 offrono un’occasione importante per riflettere sul presente e il futuro dell’istituto di previdenza del Paese che, a nostro parere, proprio per la sua missione di garantire legalità e diritti, dovrà prevedere un modello di gestione sempre più partecipato, in cui tutti i soggetti rappresentativi dell’interesse generale e degli interessi collettivi dei lavoratori e delle imprese “possano avere voce in capitolo e influenza nelle diverse fasi della vita dell’Istituto”, a garanzia delle aspettative riposte nell’ente da lavoratrici, lavoratori e pensionati.
Tali obiettivi restano legati alla capacità della politica, nonché alla volontà del vertice dell’istituto e delle parti sociali, di affrontare il tema della conferma e della riqualificazione della missione strategica dell’Inps. L’istituto dovrà stemperare ogni possibile deriva pericolosamente aziendalista verso un Inp (Istituto nazionale di previdenza) sempre meno sociale e pertanto ridotto a mera controparte, riaffermando invece le ragioni storiche di un istituto compagno di strada dei lavoratori, soprattutto i più colpiti dall’attuale congiuntura, e delle imprese. Questo processo non può prescindere dalla revisione degli assetti organizzativi e della presenza sul territorio: l’Inps non può permettersi alcuna forma di arretramento dalle periferie ancora alle prese con la crisi.
Alla luce del confronto in corso tra sindacati e Governo emerge la necessità storica di separare il tema della previdenza da quello dell’assistenza, con lo svincolamento dimaggiori risorse sul montante previdenziale, a favore di un sistema pensionistico meno rigido e più rispondente alle esigenze dei giovani, dei lavoratori e degli stessi pensionati. Mai come di questi tempi è parere della Cisl che l’Inps deve potersi ulteriormente qualificare come grande polo previdenziale e ciò per noi significa continuare a rappresentare, oggi più di prima, un’avanguardia di democrazia del Paese. Ciò sarà possibile modificando profondamente la riforma che ha caratterizzato il periodo recente, incidendo profondamente sullo stile e sull’operatività dell’Inps sia nei territori sia nel rapporto con gli intermediari, con i contribuenti e con i beneficiari delle prestazioni. Una controriforma che non può essere dettata dall’emergenza imposta dalla crisi, fondata su un deficit di dialogo sociale e che pone al centro la sostenibilità economica e non quella sociale, come criterio dei cambiamenti di assetto organizzativo centrale e periferico. Per questo è per noi importante sostenerela necessità di modificare la percezione delle persone rispetto all’Inps e al suo ruolo di grande attore sociale, capace di accompagnare – durante l’arco della vita – lavoratrici, lavoratori e pensionati. Questo potrà realizzarsi portando a compimento, ormai con la prossima legislatura, l’iter del disegno di legge sulla riforma della governance, che tiene conto dell’esigenza evidenziata dalle organizzazioni sindacali di superare l’attuale struttura monocratica degli enti di previdenza, valorizzare il ruolo delle parti sociali e promuovere il rilancio dell’efficienza dell’istituto. Al tal proposito, vogliamo esprimere tre brevissime riflessioni che dovrebbero ispirare il nuovo percorso dell’Inps. La prima trova la sua essenza nel manifesto politico della Cisl, che metter al centro dei grandi processi economici e sociali del Paese il binomio persona / lavoro.
Mai come oggi l’Inps va ripensato valorizzando la “centralità della persona”, partendo dai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori dell’istituto e degli utenti in generale. Un assunto fondamentale che racchiude l’essenza della cultura previdenziale italiana, per la quale l’istituto non è un’azienda particolare che vende merci o servizi, ma è l’ente attraverso cui passa il funzionamento del sistema di protezione sociale del nostro Paese. Questo non significa non tenere conto dell’economicità dei servizi o della sostenibilità finanziaria dell’istituto – che sono invece fondamentali nel momento cruciale che stiamo vivendo – ma non si può trascurare il fatto che gran parte dei prodotti e dei servizi erogati dall’Istituto sono destinati a cittadini, sovente fragili, portatori di diritti di cittadinanza e nel caso specifico riconosciuti e protetti dalla Costituzione. Ridefinire il modello organizzativo dell’Inps – di fronte alle profonde trasformazioni in atto nel mercato del lavoro e nel sistema produttivo – significa discutere di come i servizi e le prestazioni vengono erogati, per assicurarne la concreta fruibilità ai cittadini, riaffermandoil carattere universale del sistema di protezione sociale del nostro Paese, di cui l’Inps non è solo parte integrante, ma è soprattutto garante. Porre la persona al centro dell’attività dell’istituto significa: soddisfarne i bisogni il più possibile in tempo reale, trasformando l’Inps in una struttura di servizio, che eroga in tempi e modi efficaci le prestazioni; non usare la burocrazia e le procedure per ostacolare l’accesso alla fruizione di diritti, magari con l’obiettivo non dichiarato di determinare la prescrizione o la decadenza della prestazione, per ridurre gli oneri a carico dell’Istituto o della finanza pubblica; utilizzare la telematizzazione come un’opportunità aggiuntiva rispetto alle modalità tradizionali di interlocuzione e di erogazione dei servizi sul territorio, che devono essere rafforzate in quanto non tutti gli utenti possiedono lo stesso livello di alfabetizzazione informatica. Per questo riteniamo che anche il recupero della funzione di consulenza da parte dell’Inps, debba passare attraverso rinnovate sinergie con i partner e i soggetti che svolgono un ruolo di intermediazione tra l’istituto e l’utenza, per migliorare la conoscenza e la fruizione dei diversi servizi di cui spesso i cittadini ignorano l’esistenza. Da questo punto di vista occorre che, a livello governativo, si dia seguito agli impegni assunti per completare la regolamentazione del sistema patronati, con l’obiettivo di aumentare il livello della qualità dei servizi offerti dall’Inps, qualità che passa anche attraverso il rafforzamento del livello dei servizi di segretariato sociale e attraverso le relazioni fra organizzazioni sindacali e datoriali e istituto. L’Inps è un grande strumento di rappresentazione e di governo dell’equilibrio generale del sistema pensionistico. In quanto detentore del dato previdenziale. Questa “fotografia” non può rimanere appannaggio di una parte o del Governo di turno – come è avvenuto qualche anno fa con la vicenda degli esodati in occasione del varo della legge Fornero, oppure in occasione della diffusione dei dati relativi ai “falsi invalidi” – né prestarsi a letture strumentali e poco trasparenti, affidate alla ricerca della notizia sensazionalistica del sistema mediatico. Deve invece essere, accanto ai dati di bilancio, uno strumento pergli organismi di vigilanza e controllo dell’istituto, per le commissioni parlamentari competenti e per lele parti sociali.. In tal senso, il ruolo di queste ultime – non solo a livello centrale, ma sul territorio – attraverso i comitati regionali e provinciali, è inalienabile e deve essere rilanciato con determinazione. In sostanza, ai comitati provinciali devono essere attribuite prerogative e funzioni più efficaci, per dare risposte più tempestive ai lavoratori e alle imprese e alleggerire il carico del contenzioso legale che comporta oneri rilevanti per l’istituto previdenziale. Inoltre, ai comitati regionali dovrebbero essere attribuite funzioni strategiche di monitoraggio, di elaborazione dei dati sensibili relativi alle dinamiche previdenziali e del mercato del lavoro che si sviluppano nei territori. Da esse possono scaturire orientamenti e proposte volti da un lato a migliorare la capacità di risposta dell’Istituto alle istanze della popolazione interessata e, dall’altro, a implementare nuove modalità di rapporto con le istituzioni regionali e locali (Regioni, Comuni, enti di formazione e riqualificazione, agenzie preposte al collocamento, ecc. Infine, per poter riaffermare il tema della riqualificazione della missione strategica dell’Inps è necessario riequilibrare il rapporto tra le diverse funzioni – amministrativa, gestionale e di controllo – di governo dell’istituto. Oggi, a fronte di una puntuale ripartizione delle prerogative e dei poteri spettanti al presidente e al direttore generale, il consiglio di indirizzo e vigilanza non dispone di strumenti operativi concreti per pretendere l’attuazione delle direttive sugli indirizzi strategici. Di fatto, ci sembra che non venga ancora assegnato appieno alle rappresentanze dei soggetti tenuti al versamento della contribuzione e dei beneficiari delle prestazioni, l’esercizio di un reale “accompagnamento sociale” delle scelte di natura amministrativa.
È tempo, quindi, che si vada avanti sulla riforma per arrivare, nella nuova legislatura, ad una nuova governance dell’Inps più equilibrata, più collegiale e più trasparente, confermando l’assetto “duale”, ma superandone i limiti e le lacune attuali. L’Inps sta a cuore al Sindacato ed è per questo che non accetteremo alcuna forma di arretramento né tantomeno di assumere una funzione residuale nella vita dell’istituto perseguendo le ragioni, in ogni sede, per rafforzare le nostre storiche prerogative sociali in rappresentanza di lavoratori e pensionati.