CISL
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La Cisl ha presentato, all’Auditorium Carlo Donat Cattin di Roma, il Rapporto 2025 sulla contrattazione sociale territoriale che si esplica con Accordi e Intese tra organizzazioni sindacali e, prioritariamente Istituzioni locali, per la tutela e il benessere delle comunità, nel quadro dello sviluppo sostenibile. Il volume aiuta a cogliere gli aspetti che qualificano la contrattazione sociale e la rendono distintiva e strategica all’interno dell’azione di rappresentanza sociale della Cisl, di cui costituisce un elemento la cui conoscenza e valorizzazione è decisiva per l’intera organizzazione.

I dati del triennio 2022- 2024, raccolti nell’Osservatorio Cisl, sono elaborati dai professori Rosangela Lodigiani, Egidio Riva e Massimiliano Colombi, del gruppo di lavoro WWELL di Università Cattolica di Milano e presentati in cinque capitoli che gettano luce sugli elementi distintivi della contrattazione sociale di prossimità di cui vi è evidenza nel nostro Paese e ne individuano le principali linee di trasformazione.

Il Rapporto 2025 fotografa un sistema della contrattazione sociale di prossimità in trasformazione: meno esteso in termini quantitativi rispetto al passato, ma più articolato e diffuso sul piano territoriale. Dal 2013 l’Osservatorio ha raccolto oltre 11 mila accordi. Nel 2024 sono stati censiti 599 documenti, in lieve aumento rispetto al 2023 (+2,0%) e al 2022 (+10,9%), ma ancora lontani dai livelli registrati tra il 2015 e il 2019, quando la media annua superava i 900 accordi. Nel triennio 2022-2024 in media sono stati coinvolti 740 Comuni e  13,4 milioni di persone interessate dagli accordi.

La distribuzione territoriale vede la Lombardia confermarsi l’area più attiva (199 documenti, pari a un terzo del totale), ma con un peso in calo rispetto al passato. Crescono invece significativamente Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Veneto, a conferma di un radicamento sempre più diffuso della pratica concertativa.

Per quanto riguarda invece la tipologia e durata degli accordi i tre quarti dei testi sono intese o accordi formali, applicati in larga parte a livello comunale (78,3%). La durata è generalmente breve: l’81% ha validità fino a 12 mesi, il 15% fino a 24 mesi.

Ciascun documento comprende mediamente dieci azioni di politica pubblica, con un ventaglio che spazia dal welfare sociale (anziani, famiglia, disabilità, istruzione) al fisco, fino alla coesione territoriale. Le aree più ricorrenti nel 2024 riguardano gli anziani (15,2%), la famiglia e i minori (11,7%), il fisco (11,1%) e le politiche per la coesione e il territorio (10,0%). Le azioni privilegiano i trasferimenti in natura (beni e servizi), presenti in oltre la metà dei casi.

Solo un terzo delle misure è universalistico; la maggioranza richiede criteri selettivi o categoriali, basati su reddito, età o condizioni familiari. Le famiglie sono i principali destinatari (29,5%), seguite da minori, anziani e persone con disabilità.

La finalità prevalente rimane la salvaguardia delle politiche esistenti (45,7%), ma cresce la quota di azioni incrementali (28,8%), orientate ad ampliare risorse e beneficiari. Residuali le misure peggiorative.

In conclusione possiamo evidenziare come la contrattazione sociale di prossimità in Italia mostri segni di maturità e innovazione: si diversifica territorialmente, amplia i contenuti, risponde a bisogni emergenti (non autosufficienza, conciliazione vita-lavoro, violenza di genere, integrazione sociosanitaria). Allo stesso tempo, permane la sfida di consolidare il dialogo sociale in un’ottica di lungo periodo, rafforzando la coerenza e la sostenibilità delle agende locali.

Il Rapporto evidenzia che la contrattazione non è solo uno strumento di tutela, ma diventa progressivamente un luogo di progettazione condivisa delle politiche pubbliche. Pur segnato da una prevalente funzione difensiva, il processo concertativo mostra una crescita delle misure a carattere incrementale, orientate all’ampliamento dei beneficiari e al rafforzamento delle risorse. Emergono inoltre nuovi temi, come la violenza di genere e l’evasione fiscale, che arricchiscono l’agenda tradizionale e confermano la capacità di adattamento alle trasformazioni sociali ed economiche.

Sul piano metodologico, si consolida il protagonismo del sindacato nelle fasi di programmazione e monitoraggio, a testimonianza di un dialogo sociale sempre più maturo. Restano aperte, tuttavia, alcune sfide cruciali: il coinvolgimento più ampio del terzo settore, la necessità di superare orizzonti temporali troppo brevi e il rilancio delle politiche sanitarie e socio-sanitarie.

In definitiva, il Rapporto consegna l’immagine di una contrattazione che, pur mantenendo la sua vocazione redistributiva, si pone come leva strategica di sviluppo locale e coesione sociale, capace di coniugare tutela, innovazione istituzionale e giustizia sociale.