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Banche. Romani (First Cisl): rilancio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca a sostegno dell’occupazione e dell’economia locale

Pubblicato il 14 Nov, 2016

Roma, 11 novembre 2016. “Credo sia il tempo che tutti ci impegniamo a condividere con pacatezza una riflessione su quale sia la via attraverso la quale quel che resta della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca torni a far da motore allo sviluppo dell’economia veneta, riportando le due banche a produrre non solo redditività, ma anche e soprattutto reddito sociale”: è quanto afferma il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, in relazione alle voci che si sono succedute negli ultimi giorni sul futuro delle due aziende di credito venete oggi di pertinenza del Fondo Atlante. “L’esasperazione di alcuni toni gratuitamente ed inutilmente sguaiati, al pari della sicumera di alcune affermazioni di taluni protagonisti in campo, rischia di pregiudicare la possibilità di affrontare sul merito le diverse ipotesi di lavoro. Restiamo contrari all’idea di una fusione tra le due banche nel breve periodo – prosegue Romani – perché intravediamo in quest’operazione ricadute negative non solo sull’occupazione, ma anche sul tessuto sociale ed economico del territorio. Dobbiamo però trovare, tutti insieme, delle soluzioni percorribili che scongiurino questi rischi. Ritengo che il nodo essenziale da sciogliere sia quello relativo a quali scelte adottare prima di tutto per evitare conseguenze deleterie sia per i lavoratori delle due banche, sia per quelle piccole e medie imprese e per quelle famiglie che hanno già dovuto subire pesantissimi impatti a causa delle cattive gestioni passate. In questa logica non penso che la presentazione di un piano industriale stand-alone possa rispondere all’esigenza di chiarire il fine e la dimensione dei sacrifici che saranno richiesti ai lavoratori, neppure se, in una prima fase, venissero esclusi i licenziamenti. Per far maturare un processo virtuoso che torni a generare fiducia verso le due banche locali è necessario che vi sia definizione e praticabilità dei progetti e che non si immagini di poter avanzare con piani di navigazione a vista”. “Perché non pensare – si chiede infine Romani – che sia profittevole per tutti far sedere attorno a un tavolo le parti sociali, le forze economiche e i rappresentanti delle istituzioni, oltre ai manager bancari, per valutare e condividere idee su cosa giovi veramente al futuro delle due banche, dell’imprenditoria locale, della società civile e dell’occupazione?”

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