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Ex Ilva. Furlan: “Impediamo che diventi una seconda Bagnoli, con conseguenze ancor più gravi per l’economia del Paese”

Pubblicato il 6 Nov, 2019

Roma 6 Novembre 2019 – “L’Ilva non diventi una seconda Bagnoli, non diventi quello che abbiamo vissuto drammaticamente in quell’ex sito industriale”. Così la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan ospite stamani di Coffee Break su La7 intervenendo sulla complessa vicenda dello stabilimento Ilva di Taranto dopo l’addio, a seguito del venir meno dell’immunità penale sul piano ambientale, da parte di Arcelor Mittal, il colosso industriale mondiale, operante nel settore dell’acciaio, nato dalla fusione di due tra le più grandi aziende del settore, la Arcelor e la Mittal Steel Company, avvenuta nel 2006, .
Alla domanda se possa essere sufficiente reintrodurre una qualche immunità penale per risolvere il problema o se a suo parere Arcelor MIttal abbia deciso semplicemente di andarsene,  la leader della Cisl, nel premettere di non sapere se ciò basterà ma di essere certa che si è trattato di un errore macroscopico giocare col fuoco su una questione così importante e delicata, ha tenuto a spiegare: “Qell’immunità è stata garantita prima ai commissari e poi all’azienda che è subentrata,  in modo tale che durante la fase del risanamento che con il contratto l’azienda si è impegnata a finanziare ed a realizzare, nessuno fosse chiamato a rispondere penalmente per i gravissimi errori e le gravissime colpe di chi ha preceduto quella proprietà. E questo – ha tenuto a sottolineare – è un principio che se non viene portato avanti e riaffermato non troverà più investitori a rischiare le cose di questa natura”.
Se sulla vicenda ci siano o no anche responsabilità del sindacato: “Sicuramente anche noi avremo la nostra parte di responsabilità  – ha osservato – ma la politica industriale non la decidiamo noi la decidono i governi e quando manca è perché al centro non c’è il lavoro nel nostro Paese e non c’è da tanto tempo. Si fa di tutto per spostare l’attenzione dal lavoro ad altri fattori. Gli operai a Taranto non vogliono sussidi, vogliono lo stipendio che guadagnano lavorando. Esattamente come a Genova , come a Novi, a Marghera , e nei tanti siti industriali dell’Ilva. Il problema non sarà solo Taranto se non si risolve, saranno tutti i siti industriali a partire da Genova che è la mia città” ha concluso.

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