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Alcune riflessioni del Segretario confederale CIsl, Ignazio Ganga in vista dell’incontro con la Ministra per il Sud, Barbara Lezzi sulla situazione del Mezzogiorno.

“Il prossimo 29 agosto il sindacato incontrerà la ministra del sud Barbara Lezzi. Un incontro auspicato e sollecitato dalla Cisl confederale allo scopo di intraprendere un negoziato istituzionale sul Mezzogiorno rispetto al quale l’ultimo dato Svimez certifica un sistema economico che, nonostante il permanere di grosse difficoltà, sta reagendo alla crisi; fatto che sollecita nuove e incisive misure utili a rafforzare i timidi, ma importanti, segnali di ripresa. ()

 Il Mezzogiorno come opportunità da cogliere e valorizzare per per lo sviluppo più complessivo dell’Italia è sempre stato all’attenzione della Cisl fin dai primi anni del 1950. Oggi, per la Cisl, il ragionamento sul Mezzogiorno dovrà trovare spazio all’interno di un’idea di Paese che deve tornare a crescere proponendo sviluppo produttivo, sostenibilità ambientale e valorizzazione dei servizi attraverso un ruolo attivo dello Stato e delle Istituzioni locali a sostegno del processo di regolazione e di affermazione dei diritti di cittadinanza. Tutto ciò nella consapevolezza che l’Italia esiste ancora un problema di tipo strutturale e uno di tipo congiunturale. Strutturale nel senso che permane nel Paese ancora la questione storica – meridionale e insulare – come aspetto non locale, ma nazionale, da continuare ad assumere per la sua delicatezza. Congiunturale perché in diverse aree del Mezzogiorno è andato a concludersi un ciclo economico e fa fatica ad affermarsene uno nuovo andando a indebolire imprese, lavoratori, famiglie, pensionati, e territori. In tal senso gli ultimi indicatori economici attesterebbero una buona reattività del sistema produttivo meridionale con maggiori investimenti privati rispetto al centro nord pari al 3,9%. Segnali positivi che sollecitano misure economiche specifiche a sostegno dei processi produttivi in atto.

Proprio rispetto alla ripresa e alle ragioni dello sviluppo del Mezzogiorno e delle Isole la Cisl sottolinea la necessità di rafforzare strategie che incidano sui differenziali economici e sociali ancora in essere nell’area e che potranno essere stemperati agendo sul contenimento delle diseconomie strutturali ataviche, sia materiali che immateriali. Tutto questo non derubricando i contenuti dei Patti per lo sviluppo siglati fra Stato e Regioni del Sud e delle Isole nei quali sono iscritte le strategie per superare l’attuale fase di stallo che dovrà essere compensata anche attraverso un rafforzamento della spesa pubblica scesa, rispetto al 2008, di ben 7 punti percentuali. Un dato in controtendenza nel Centro Nord che, sebbene di pochissimo, ha visto crescere la stessa del 0,5%. Aspetti da accompagnare implementando l’attuale armamentario messo in campo, realizzando le zone economiche e speciali, potenziando il credito d’imposta per gli investimenti, il sostegno per le aree interne, il fondo per imprese operanti nel Sud etc. Ma al Mezzogiorno occorrono misure che insistano sugli investimenti a sostegno del sistema infrastrutturale tornato attuale dopo il tragico fatto di Genova con la programmazione di azioni sul fronte del rafforzamento dell’infrastrutturazione primaria, dell’aggiornamento tecnologico delle reti, insieme a quelle per il sostegno della risorsa umana, e quindi a favore di istruzione e lotta alla dispersione scolastica, formazione professionale, welfare e, soprattutto, del lavoro. Precondizioni utili ad attrarre capitali, tecnologie, imprese. Aspetti che non potranno prescindere da un rilancio serio delle politiche occupazionali che attestano l’area sotto di 300.000 posti di lavoro rispetto al dato pre crisi, da realizzare attraverso gli incentivi per l’occupazione a tempo indeterminato, così come si dovrà insistere sul miglioramento delle competenze di giovani e lavoratori capaci di favorire l’integrazione anche delle delle regioni meridionali e insulari rispetto ai grandi temi del rilancio della crescita nazionale.

Ciò non trascurando, in questa fase di transizione verso la ripresa economica, quelle azioni di politica sociale utili a recuperare il differenziale di alcune aree che hanno acuito alcuni indici di sofferenza fra cui povertà. Per la Cisl il Mezzogiorno ha bisogno di spostare il baricentro passando da una politica produttiva difensiva che attende il superamento della crisi ad una politica produttiva espansiva capace di far ripartire la produzione, in particolare quella industriale oggi ai minimi storici e, quindi, di generare quel processo di ridistribuzione della ricchezza che è mancato in questi anni. Mai come oggi, quindi, fin dalla prossima legge di stabilità dovranno essere rafforzare quelle misure che con il contributo dell’Unione europea e le politiche di coesione dovranno affrontare il problema delle aree deboli del Sud. Un’accortezza che passa per l’ottimizzazione delle relazioni comunitarie riponendo l’attenzione sul corretto utilizzo dei Fondi strutturali in un momento in cui le risorse ordinarie diminuiscono e diventa basilare il ruolo delle risorse europee da spendere in regime di aggiuntività. Il Mezzogiorno per la Cisl deve poter prevedere un grande progetto sociale che punti a riattrarre i troppi giovani che hanno abbandonato i territori di origine, in particolare una preoccupante emigrazione intellettuale che sta acuendo il dramma dello spopolamento e della desertificazione di aree sempre più vaste e, per questo, dovrà irrobustire le misure per il lavoro giovanile e per il superamento della loro precarietà. Per la Cisl, quindi, ragionare sul Mezzogiorno significa allora, riproporre un’idea di Paese che deve tradursi in nuovi investimenti per parificare le sue tre grandi marco aree del territorio nazionale impegnando lo Stato su un’idea di unità che non abbandona gli ultimi, sia che siano persone, luoghi, città o regioni, nella consapevolezza che questo Paese rinascerà veramente se rinascono tutti”. 

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